Militare italiano ferito in Afghanistan: gravi le sue condizioni
Sono più gravi di quanto inizialmente era stato detto, le condizioni del militare ferito in Afghanistan, nell'avamposto italiano nella zona di Bala Murghab. Il militare, in forza al 8° reggimento alpini, ha riportato ferite da arma da fuoco al collo e al torace. La TAC ha evidenziato una lesione midollare, per cui si rende necessario l'intervento neurochirurgico. Il soldato, ferito in Afghanistan, verrà trasferito a breve nell'ospedale militare americano di Kandahar, dove però sarà seguito dall'equipe di medici italiani.
Per il momento è ricoverato a Role 2 di Camp Arena, ad Herat. "Quando le sue condizioni verranno stabilizzate, sarà trasferito in un'altra struttura sanitaria. Il personale medico militare gli sta fornendo ogni assistenza possibile" ha dichiarato Ignazio La Russa. La famiglia del militare ferito è stata avvertita.
I fatti sono avvenuti alle 12,05 ora italiana in un avamposto nella zona di Bala Murghab. Il Ministro della Difesa ha, poi, spiegato la dinamica dell'attacco: "I militari italiani sono stati entrambi colpiti da un uomo che indossava una uniforme afgana e che si è avvicinato loro con uno stratagemma. L"uomo si è poi allontanato. Per questonon è possibile dire ora con certezza se fosse un terrorista che indossava una divisa o un vero e proprio infiltrato nell'esercito afgano. In un caso o nell'altro non si può parlare di fuoco amico, perché è stato sicuramente fuoco nemico".
Luca Sanna è il militare italiano morto in Afghanistan: nato ad Oristano il 4 novembre del 1978, il caporalmaggiore era originario di Samugheo, piccolo comune in provincia di Oristano. Si è poi trasferito a Lusevera, (Udine), dove viveva con la moglie Daniela Mura. Si erano sposati quattro mesi fa. Del soldato ferito non si conoscono ancora le generalità, si sa soltanto che è un alpino in forza all'8° reggimento, quindi commilitone di Sanna.
In merito a questo nuovo attaccato terrorista, Ignazio La Russa si è espresso con decisione, confermando la volontà di proseguire nella missione in terra afgana: "Per la prima volta, dopo tanti anni, non siamo più solo dentro le basi fortificate ma miriamo a controllare il territorio e a fare in modo che la popolazione afghana possa rientrare nei propri villaggi. Il che significa avere avamposti di pochi metri quadrati difesi dai militari italiani e dai militari afghani e quindi più facilmente soggetti ad attacchi, sparatorie e conflitti con insurgents. Non voglio che l'opinione pubblica si assuefi a questi fatti luttuosi, per questo occorre interrogarsi sui modi con cui le missioni devono essere condotte".