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Migranti, tensione tra Atene e Vienna: Grecia richiama ambasciatore

L’altro ieri un incontro tra i ministri dell’Interno di Austria e dei paesi balcani con l’obiettivo di una drastica diminuzione degli arrivi. Dalla riunione è stata esclusa la Grecia. “Non accetteremo azioni unilaterali” ha detto il viceministro ellenico per l’Immigrazione.
A cura di Claudia Torrisi
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L'inizio della rotta balcanica

Update 12:00 – Vienna e Atene sempre più ai ferri corti sulla questione migranti. Secondo quanto riferiscono fonti del governo greco – che confermano una notizia diffusa dall'agenzia Ana – Atene avrebbe rifiutato la richiesta di visita nel paese da parte del ministro dell'Interno austriaco, Johanna Mikl-Leitner. Il ministro greco dei Trasporti, Thodoris Dritsas, invece, ha chiesto alle compagnie di traghetti passeggeri e alle agenzie di viaggi di interrompere temporaneamente il servizio di trasferimento di migranti e rifugiati dalle isole su cui sbarcano verso la penisola greca e ha annunciato. Le navi noleggiate dal governo per questo tipo di trasferimenti resteranno ferme per qualche giorno. "Abbiamo adottato alcune misure a causa delle chiusure dei confini, compreso l'aumento degli alloggi di accoglienza temporanea e il rallentamento del trasporto di migranti dalle isole al porto del Pireo", ha commentato il ministro.

Andare avanti "insieme, in modo coordinato" per ottenre risultati "nei prossimi dieci giorni" o "c'è il rischio che il sistema collassi". Questo è  il modo per affrontare la crisi dei migranti secondo il commissario europeo alle Migrazioni Dimitris Avramopoulos, che ha parlato di "crash test per l'Europa, per le sue istituzioni, per i governi degli Stati membri e per la società europea". Ieri si sono riuniti a Bruxelles i ministri degli Interni dell'Ue, in vista del vertice del 7 marz tra i 28 capi di Stato e di governo con il premier turco Ahmet Davutoglu. L'altro ieri, invece, c'era stato un incontro tra i ministri dell'Interno di Austria e dei paesi balcani, con l'obiettivo di una stretta sul flusso di migranti che interessa quell'area e una drastica diminuzione degli arrivi. Dalla riunione è stata esclusa la Grecia, che ha deciso di richiamare il proprio ambasciatore a Vienna, Chrysoula Aleiferi. Secondo una nota del ministero degli Esteri ellenico il gesto sarebbe al fine di "consultazioni" con l'obiettivo di "preservare le relazioni amichevoli tra i popoli e gli Stati di Grecia ed Austria". I "grandi problemi dell'Ue – si legge nella nota – non possono essere superati con pensieri, atteggiamenti ed iniziative extra-istituzionali che hanno origine nel XIX secolo, e le decisioni dei capi di Stato non possono essere sostituite da linee guida dei capi della polizia. Questo è un grave problema per la democrazia, e mostra la necessità di proteggere l'Ue da elementi antistorici". Secondo il ministero, "iniziative unilaterali volte a risolvere il problema dei rifugiati sono pratiche che possono minare le fondamenta ed il processo di integrazione dell'Europa" e "la responsabilità di affrontare l'immigrazione e la crisi dei rifugiati non può essere data ad un solo paese. Il buonsenso impone che un problema così complesso sia affrontato efficacemente seguendo i principi di solidarietà e di equa ripartizione degli oneri. La Grecia sta lavorando in questa direzione".

Al suo arrivo al vertice Ue, il viceministro greco per l’Immigrazione greco Ioannis Mouzalas ha fatto sapere che "non accetteremo azioni unilaterali, anche noi possiamo farle. Non accetteremo di diventare il Libano d’Europa e di diventare un magazzino di anime, anche se questo comporta un aumento di fondi". Per Avramopoulos "su questi temi non c'è spazio per le politiche nazionali. Ho spiegato oggi che sono proprio le politiche nazionali messe in campo che hanno ostacolato le nostre politiche. Rispondere alle singole opinioni pubbliche nazionali non fa gli interessi dell'Europa". Il commissario ha sottolineato come non sia possibile "mettere tetti sull'accoglienza dei richiedenti asilo": "Questo non è possibile per le regole Ue e internazionali. Ho ricordato a tutti gli Stati membri che tutti devono rispettare e applicare le regole". Circa il referendum annunciato dal premier dell'Ungheria Viktor Orban sulle quote Ue obbligatorie per i richiedenti asilo, Avramopoulos ha fatto sapere di aver "chiesto chiarimenti perché è direttamente collegato alla politica Ue". Quella dei ricollocamenti è "una decisione vincolante", anche se nei Balcani Occidentali "la situazione è critica. La possibilità di una crisi umanitaria è molto vicina". Per il ministro dell'Interno italiano Angelino Alfano bisogna "aggiornare le regole" e "riorganizzare il sistema di Dublino, che non funziona più. Occorre aggiornarlo".

L'Austria ha deciso di limitare gli ingressi giornalieri nel paese, fissando un tetto di 80 richieste di asilo al giorno e passaggio consentito a non più di 3.200 persone dirette in Germania o in altri paesi dell’Ue. In seguito a questa presa di posizione, quale diversi Paesi dei Balcani si sono organizzati per limitare il passaggio dei migranti provenienti dalla Grecia e diretti verso il Nord Europa. È stata prevista una registrazione unica in Macedonia – con un accordo tra  i responsabili delle polizie di Austria, Croazia, Macedonia, Slovenia e Serbia – che sostanzialmente permette il passaggio solo a profughi siriani o iracheni. Il resto dei migranti viene bloccato.

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