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Medici senza frontiere e Unhcr via da Lesbo dopo accordo Ue-Turchia: “Non saremo complici”

Anche Save the children sta valutando di sospendere le sue attività di assistenza: l’intesa con Ankara “si inserisce in un contesto non dotato delle procedure e struttura necessarie, così come non sembrano essere state predisposte le adeguate condizioni di informazione, accoglienza e sicurezza per i migranti in arrivo sulle isole”.
A cura di Claudia Torrisi
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Migranti sbarcano sull'isola di Lesbo

A pochi giorni del discusso accordo tra Unione europea e Turchia sulla gestione dell'emergenza migranti, le organizzazioni umanitarie che operano sulle isole greche iniziano a pensare di chiudere i loro presidi locali, per non rendersi complici di un sistema – come definito poco tempo fa da Loris De Filippi, presidente di Medici senza frontiere Italia – "di un cinismo evidente" che "riduce le persone a semplici numeri, negando loro un trattamento umano e il diritto di cercare protezione in Europa".

Proprio Msf ha annunciato la chiusura proprie attività all'hotspot di Moria, sull'isola di Lesbo: già da ieri sera hanno smesso di funzionare il trasporto, la clinica, la fornitura di servizi igienici o di acqua. Una decisione che l'organizzazione ha giudicato "difficile", presa perché "continuare a lavorare nel centro ci renderebbe complici di un sistema che consideriamo sia iniquo che disumano". Il capo del progetto dell'ong a Lesbo, Michele Telaro, ha precisato che il punto è non permettere che l'azione di Msf "sia strumentalizzata a vantaggio di un'operazione di espulsione di massa e ci rifiutiamo di essere parte di un sistema che non ha alcun riguardo per i bisogni umanitari e di protezione di richiedenti asilo e migranti". Abbandonata Moria, il presidio resterà attivo a Mantamados, dove Msf gestisce un centro di transito dando assistenza ai nuovi arrivati o effettuando soccorso in mare. Lo scorso dicembre l'organizzazione aveva chiuso i suoi progetti nel Centro di primo soccorso e accoglienza di Pozzallo (Ragusa), a causa delle "condizioni precarie e poco dignitose in cui vengono accolti migranti e rifugiati appena sbarcati".

Il ritiro di Msf segue quello dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati – Unhcr che ha fatto sapere di aver richiamato i suoi operatori da Lesbo. "Noi non siamo parte dell’accordo tra Unione europea e Turchia, non parteciperemo a respingimenti o detenzioni", ha scritto in un comunicato la portavoce Melissa Fleming, secondo cui "in base ai nuovi provvedimenti, i cosiddetti hotspot sono diventati centri di detenzione" e, "di conseguenza, e in linea alla politica dell’Unhcr che si oppone alla detenzione obbligatoria, abbiamo sospeso alcune delle attività in tutti i centri chiusi nelle isole". L'agenzia per i rifugiati continuerà a essere presente sulle coste e al porto per fornire assistenza, ma non trasporterà negli hotspot le persone che arriveranno.

Quella di chiudere le proprie attività sull'isola di Lesbo in seguito all'accordo Ue-Turchia è una possibilità che sta valutando anche Save the Children, che ha espresso apprezzamento per la posizione assunta da Unhcr e ha già stabilito di sospendere il trasporto dei migranti da alcune aree di sbarco agli hotspot. Per Valerio Neri, direttore generale della ong, gli hotspot greci "di fatto in base alle nuove disposizioni sono diventati strutture detentive". E l'accordo con Ankara "si inserisce in un contesto non dotato delle procedure e struttura necessarie, così come non sembrano essere state predisposte le adeguate condizioni di informazione, accoglienza e sicurezza per i migranti in arrivo sulle isole". Neri ha anche espresso preoccupazione per le "migliaia di persone bloccate da mesi alla frontiera con la ex Repubblica Yugoslava di Macedonia, ad Idomeni, in condizioni ambientali, sanitarie e di protezione inaccettabili, che non sono ancora state adeguatamente informate di quello che accadrà e che in questo momento vivono nella confusione dell’incertezza e della paura. In tale contesto, temiamo che le proteste in corso nel campo possano aggravarsi ulteriormente per la convinzione di queste persone di non avere più niente da perdere, coinvolgendo i più di 4000 bambini, anche piccolissimi presenti nel campo".

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