Migranti, Medici senza frontiere: “A Idomeni si è sparato ad ‘altezza bambino'”
Due giorni fa al campo di Idomeni, al confine tra Grecia e Macedonia, è salita la tensione tra le forze dell'ordine e i profughi bloccati alla frontiera. La polizia macedone ha usato gas lacrimogeni contro circa 500 migranti che cercavano di sfondare la recinzione al confine del campo durante una protesta per la riapertura delle frontiere. I profughi hanno reagito lanciando delle pietre. Oggi Loris De Filippi, presidente di Medici Senza Frontiere, ha denunciato che in quell'occasione si è sparato "ad altezza di bambino". Secondo l'organizzazione umanitaria impegnata nel campo, "negli scontri almeno 200 persone sono rimaste ferite da gas lacrimogeni e altre trentasette da proiettili di gomma sparati ad altezza non di uomo ma di bambino". In conseguenza di questo, almeno tre minori sono rimasti feriti da questi proiettili, il cui uso è stato però smentito dalla polizia macendone, che ha ammesso solo il ricorso ai lacrimogeni. Le ferite da proiettili di gomma sono state confermate però da diversi testimoni. "Decine di persone sono state ferite, molti hanno problemi respiratori e tre di essi sono stati trasferiti all'ospedale di Kilkis", ha detto Achileas Tzemos, un responsabile di Medici senza Frontiere.
Per De Filippi si tratta di "una situazione aberrante, creata dall'Europa e non risolta dall'Europa". Se nel campo di Idomeni non fossero presenti le organizzazioni internazionali, ha denunciato il presidente di Medici Senza Frontiere, "sarebbe un disastro", considerato anche che il campo "è solo una parte del problema greco. Ci sono complessivamente oltre 50.000 persone bloccate all’interno del Paese in questo momento, molte delle quali si trovano in porti, come ad esempio al Pireo, dove sono in quattromila".