Migranti, l’Ue vuole rifinanziare la Turchia con altri 3 miliardi per i profughi
La Commissione europea propone di inviare un sostegno di 5,7 miliardi di euro per i profughi e le comunità che li ospitano in Turchia, Giordania, Libano e Siria. Questi fondi dovrebbero essere destinati ai Paesi interessati da qui fino al 2024. In questo pacchetto rientrano 3 miliardi di risorse del bilancio Ue che saranno destinati a sostenere le azioni per i profughi in Turchia: questa cifra si aggiunge ai 535 milioni di euro di finanziamento ponte già in corso per portare avanti i progetti umanitari da qui all’inizio del 2022. La proposta al momento sta circolando come documento informale ‘non paper’ ed è stata anticipata dall’Ansa: verrà discussa dai leader di governo e dai capi di Stato durante il summit di domani.
Di Turchia aveva parlato oggi anche il presidente del Consiglio, Mario Draghi, nelle sue comunicazioni alla Camera dei deputati in vista del Consiglio europeo del 24 e 25 giugno: “Per quanto riguarda la politica estera il Consiglio Europeo si occuperà prima di tutto dei rapporti tra Ue e Turchia. Nella sua riunione di marzo, il Consiglio aveva ricordato come sia di interesse strategico europeo avere una situazione di stabilità e sicurezza nel Mediterraneo Orientale e dunque collaborare con la Turchia”. Ma il presidente del Consiglio ha anche lanciato un avvertimento: “Ribadiremo la nostra preoccupazione per il rispetto dei diritti fondamentali in Turchia, come i diritti delle donne, i diritti civili e i diritti umani”.
L’accordo con la Turchia sui migranti dovrebbe essere esteso nei prossimi mesi anche ad altri Paesi, nel tentativo di bloccare non solo la rotta balcanica ma anche quella Mediterranea. Per questo si pensa di estendere l’accordo a Libia, Tunisia e Marocco, secondo quanto emerso dal confronto tra lo stesso Draghi e la cancelliera tedesca, Angela Merkel. Il ruolo principale, anche da un punto di vista economico, resterà quello della Turchia, con il compito di arginare il canale migratorio che viene dal Medio Oriente e, in particolare, dalla Siria, arrivando fino all’Europa. Il modello di gestione dei flussi migratori a cui pensa l’Ue, come certificato proprio da Italia e Germania, sembra essere quello di coinvolgere maggiormente i Paesi di origine, per arginare le partenze verso l’Europa.