Migranti, la Cedu ha condannato la Grecia: che cos’è successo e perché è una sentenza storica
Con una sentenza storica martedì la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) ha riconosciuto l'esistenza di respingimenti "sistematici" da parte delle autorità greche dei migranti che cercano di entrare dalla Turchia.
In passato più volte la Grecia era finita al centro di polemiche per i respingimenti illegali documentati da ong e media, ma è la prima volta che la Cedu si pronuncia in questo modo su tali pratiche, accusando il Paese di violare la Convenzione europea dei diritti dell'uomo.
Il caso in questione riguarda quello di una donna turca (chiamata con l'acronomico A.R.E) che era fuggita dal suo Paese dopo esser stata condannata in quanto membro di un movimento religioso considerato un'organizzazione terroristica. Nel 2019 la donna aveva tentato di attraversare in confine con la Grecia, tramite il fiume Evros, principale punto di ingresso per i migranti in fuga dai loro Paesi.
Le autorità greche però l'avevano respinta dopo averla trattenuta per diverse ore. Nel suo racconto la donna ha detto di esser stata trasportata insieme ad altri migranti su un camion, prima di essere rimpatriata tramite un gommone verso la Turchia.
Una volta messo piede in territorio turco, la migrante è stata incarcerata. Da qui la decisione di fare ricorso dapprima alla Corte d'appello greca, che però lo ha respinto, e poi dunque al tribunale internazionale.
La Cedu ha riconosciuto il suo racconto attendibile, parlando di un modus operandi "coerente" da parte della Grecia nei confronti dei migranti che attraversano il confine in fuga da Paesi terzi.
In particolare, la Corte "ha visto uno schema e ha deciso di punire queste violazioni, ha deciso che non era accettabile", ha dichiarato a Euractiv Lefteris Papagiannakis, direttore del Consiglio greco per i rifugiati.
Gli Stati membri infatti, sono tenuti a rispettare i diritti dei rifugiati e assicurare il principio di non respingimento, affinché non vengano rimpatriati in Paesi in cui rischiano di essere sottoposti a torture o trattamenti disumani.
Per i giudici internazionali le autorità greche hanno violato le norme della Convenzione europea sui diritti dell'uomo, mettendo in atto un respingimento illegale. Pratica a cui il Paese ricorre sistematicamente, secondo la Corte, che ha citato una serie di rapporti, documenti e testimonianze che lo attestano.
Per questo motivo, la Grecia è stata condannata a pagare un risarcimento alla donna per il valore di 20mila euro. Il verdetto dei giudici internazionali rappresenta una sentenza storica perché, come ha spiegato il Consiglio greco per i rifugiati, potrà essere utilizzato in altri procedimenti simili.
I casi aperti infatti sono molti e spesso difficili da esaminare per via della carenza di prove. Nello stesso giorno del pronunciamento, ad esempio, i giudici avevano respinto il ricorso di un minore non accompagnato proveniente dall’Afghanistan che sarebbe stato riportato in Turchia da parte delle autorità greche, proprio a causa dell'assenza di prove che documentassero la presunta violazione.