Migranti, l’Austria vuole “chiudere” anche la rotta italiana
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Come noto, nelle more della definizione ufficiale degli accordi fra Unione Europea e Turchia, la cosiddetta rotta balcanica è praticamente chiusa: Macedonia, Croazia, Serbia e Slovenia si sono aggiunte all’Ungheria e hanno blindato i confini, impedendo il transito a chiunque sia sprovvisto di regolari documenti. Tale scelta sta determinando il sovraffollamento delle strutture di accoglienza, sostanzialmente dei campi profughi, con tutto ciò che ne consegue dal punto di vista del precipitare delle condizioni di vita dei profughi.
Proprio oggi vi abbiamo mostrato qual è, ad esempio, la situazione nel campo profughi di Idomeni, tra Grecia e Macedonia, con oltre 13mila persone in attesa della riapertura della rotta balcanica, legata, manco a dirlo, all’entrata a regime del meccanismo dei ricollocamenti fra gli Stati membri dell’Unione Europea.
Malgrado la rilevanza e la gravità di tale situazione, documentata dalle principali fonti di informazione del Vecchio Continente e non solo, c’è chi immagina che tale modello di “chiusura delle frontiere” sia non solo sostenibile, ma addirittura da ampliare. È il caso del ministro degli Esteri austriaco Sebastian Kurz che ha pubblicamente sostenuto la necessità di estendere il modello messo in pratica sulla rotta balcanica, anche alla rotta centro-mediterranea, quella seguita dai migranti che sbarcano sulle nostre coste. Dice Kurz alla Bild: “Dovremo fare tutto quello che abbiamo fatto lungo la rotta balcanica anche lungo la rotta Italia-Mediterraneo, in modo che sia chiaro che il tempo del lasciapassare verso la Mitteleruopa è finito, qualsiasi sia la rotta. Bisogna capire che il traffico di migranti non si ostacola facilmente”.
Per ora, dal nostro Governo non ci sono risposte ufficiali.