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Migranti, l’Austria torna a schierare i militari al Brennero. Viminale: “Decisione ingiustificata”

“Si tratta non soltanto di prevenire l’immigrazione illegale, ma anche di garantire in prima linea la vita delle persone. Attualmente i profughi bloccati nella regione austriaca del Tirolo vanno dai 700 ai mille al mese”, ha dichiarato il capo della polizia locale, Helmut Tomac. Il Viminale ha definito la decisione “sorprendente e non giustificata”.
A cura di Charlotte Matteini
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Brennero, confine tra Italia e Austria (@LaPresse).
Brennero, confine tra Italia e Austria (@LaPresse).

L'Austria torna a schierare i militari al confine con l'Italia. Ad annunciare la notizia il comandante militare territoriale Herbert Bauer. Durante una conferenza stampa indetta questo pomeriggio dal capo della polizia locale, Helmut Tomac, l'Austria ha spiegato le motivazioni che hanno portato le autorità a prendere questa decisione, sottolineando che comunque la presenza dei militari al confine non implica comunque l'entrata in funzione dei panzer a protezione del Brennero: "Ciò non significa che al Brennero saranno messi in azione i panzer".

Proseguendo, Tomac ha anche rimarcato che quest'azione non mina gli accordi di Schengen sulla libera circolazione delle persone in Europa, ma che verranno fatti dei controlli nei territori austriaci limitrofi al Brennero: "Si tratta non soltanto di prevenire l'immigrazione illegale, ma anche di garantire in prima linea la vita delle persone. Attualmente i profughi bloccati nella regione austriaca del Tirolo vanno dai 700 ai mille al mese". In sostanza, i responsabili civili e militari del territorio confinante con il Brennero sostengono che la misura sia una conseguenza del "notevole aumento dei clandestini trovati a bordo dei treni merci" dello scorso luglio. "La collaborazione dei militari è volta ad accrescere l'intensità e la qualità dei controlli", ha dichiarato Tomac in conferenza stampa.

Mentre il capitano del Tirolo Günther Platter ha mostrato di apprezzare le nuove misure, il governatore altoatesino Arno Kompatscher ha dichiarato: "Prendo atto di quanto è stato deciso benché non vi sia in realtà alcuna necessità dell'intervento di militari per svolgere i controlli. La collaborazione con le autorità austriache è buona collaborazione e negli ultimi tempi vi sono stati sviluppi positivi nella gestione politica dell'immigrazione e va fatto di tutto perché l'Europa sostenga l'Italia nel suo intento di fare in modo che siano realizzati centri di accoglienza in Nord Africa".

Poche ore dopo la conferenza stampa, a stretto giro è pervenuta la reazione del Viminale che ha definito "sorprendente e non giustificata" la decisione dell'Austria. "La situazione è assolutamente tranquilla, anzi, nei primi sette mesi del 2017, alla frontiera italo-austriaca è stato inibito l'ingresso sul territorio nazionale a 1200 cittadini stranieri, a riprova del trend dei movimenti migratori dall'Austria verso l'Italia".

Il Viminale, inoltre, ha diffuso alcuni dati allo scopo di sottolineare come l'Austria a tutt'oggi non abbia accolto neanche un richiedente asilo, nonostante le promesse fatte dal primo ministro in relazione alle famigerate quote migranti da ricollocare in tutti i Paesi membri dell'Ue. Proprio l'impegno del primo ministro austriaco aveva salvato l'Austria dalla procedura d'infrazione che la Commissione Ue ha invece attivato nei riguardi di alcuni Paesi del gruppo di Visegrad, Ungheria, Repubblica Ceca e Polonia. Secondo i dati diffusi dal Viminale, al 10 agosto i richiedenti asilo "ricollocati" sono 8.129, di cui 759 minori. Il Paese che ne ha accolti di più è la Germania con 3.215, davanti a Norvegia (816), Svizzera (751), Paesi Bassi (714), Finlandia (707), Svezia (513), Francia (330), Portogallo (302), Belgio (259) e Spagna (168). Delle 648 richieste già approvate ma in attesa di transfer, solo 15 riguardano l'Austria; altre 15 richieste, sempre relative all'Austria, sono in attesa di approvazione.

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