Migranti, l’accordo dei paesi balcanici: misure più restrittive, anche senza consenso Ue
Ieri si sono riuniti a Vienna i ministri degli Esteri e degli Interni di Austria, Slovenia, Croazia, Bulgaria, Albania, Bosnia, Kosovo, Macedonia, Montenegro e Serbia. L'obiettivo dell'incontro era la discussione di una strategia comune per fronteggiare il flusso dei migranti sulla "rotta balcanica", dove la situazione – dopo qualche mese di tranqullità – è tornata ad essere complicata. Il risultato della riunione di Vienna è stato un documento congiunto in ventuno punti, tra cui il rispetto di regole come l'obbligo di identificare tutti i migranti che entrano nel proprio territorio (accusa spesso mossa sia alla Grecia che all'Italia). Secondo quanto riporta Il Post, i due punti più interessanti sono il 5 e il 9:
Al punto cinque i dieci paesi spiegano che "il flusso migratorio verso la rotta balcanica deve essere notevolmente ridotto", impegnandosi di fatto a prendere delle misure unilaterali per ridurre o scoraggiare il numero di ingressi, senza cioè concordarle in sede europea.
Al punto nove invece viene specificato che "alle persone che viaggiano senza documenti o con documenti falsi oppure ai migranti che mentono riguardo la propria nazionalità verrà impedito l’accesso alle frontiere. Lo stesso si applica alle persone che si rifiutano di adeguarsi alle procedure di registrazione oppure a chi ha tentato di passare illegalmente il confine". Nei mesi più caotici di frequentazione della rotta balcanica, le autorità di questi paesi erano state generalmente più tollerante nei confronti di queste "irregolarità".
In linea generale, comunque, i dieci paesi riuniti ieri a Vienna si sono impegnati nell'inaspirmento dei controlli alle frontiere, per ridurre il flusso previsto tra la primavera e l'estate del 2016. Questa mattina, invece, si incontreranno i ministri degli Interni dell'Unione europea a Bruxelles, dove verrano ascoltate le decisioni prese ieri a Vienna.