Migranti, Corte Europea condanna l’Italia: respingimenti illegittimi
La Corte europea per i diritti dell'Uomo ha condannato l'Italia per i respingimenti coatti verso la Grecia. Il caso è quello dell'espulsione collettiva di un gruppo di migranti afghani, avvenuta tra il 2008 e il 2009, che furono privati della possibilità di chiedere il diritto di asilo. La vicenda coinvolse 35 persone, 32 afghani, due sudanesi e un eritreo, tutte provenienti dalla Grecia. La Corte Europea per i Diritti umani ha accolto il ricorso che fu presentato dagli afghani Reza Karimi, Yasir Zaidi, Mozamil Azimi e Najeeb Heideri, entrati in territorio greco illegalmente tra il 2007 e il 2008, e poi imbarcatisi a Patrasso alla volta dei porti di Bari, Ancona e Venezia, dove arrivarono tra il gennaio del 2008 e il febbraio del 2009. Lì i migranti furono intercettati dalla polizia di frontiera e rispediti in Grecia. Secondo la Corte, l’Italia ha violato gli articoli 3 e 13 della Convenzione europea dei diritti umani che impongono al Paese in cui arrivano i migranti di garantire l'accesso alla procedura d'asilo e l'articolo 4 che vieta le espulsioni collettive.
Bocciato il principio della Grecia come “paese sicuro”
Secondo Strasburgo, l’Italia ha esposto il gruppo di migranti ai “rischi” derivanti dall'averli rispediti in Grecia, un paese definito carente nelle procedure di asilo. A coordinare l'iniziativa Alessandra Sciurba, all'epoca responsabile dell'osservatorio anti discriminazione razziale di Venezia, che parla di “una vittoria storica”: “La Corte europea ha condannato l'Italia e la Grecia per quei respingimenti, per violazione dell'articolo 3 (tortura e trattamenti inumani e degradanti), per divieto di espulsioni collettive e per violazione dell'articolo 13 (diritto a un ricorso effettivo). Ora nessuno potrà più essere respinto, altrimenti andrà contro l'esito di questa sentenza”.