Messico, il video dell’incendio nel centro per i migranti: la fuga dei secondini e i 39 morti
Almeno tre agenti dell’Istituto nazionale delle migrazioni (Inm) di Ciudad Juarez, dove ieri è scoppiato un incendio che ha ucciso 39 persone (altre 28 sono rimaste ustionate), se ne sono andati tenendo bloccate le uscite.
L'incendio è scoppiato lunedì 27 marzo, intorno alle 21:30 (ora locale). All'interno dell'Inm c'erano 68 persone.
La maggior parte dei migranti presenti arrivava Venezuela; ventotto delle vittime erano guatemalteche, ha dichiarato l'Istituto nazionale per la migrazione del Guatemala. Il vice ministro degli Esteri dell'Honduras ha confermato che le altre 13 vittime erano fuggite dal loro Paese.
Il video dell'incendio: due secondini vanno via
Il video che inchioda le guardie del centro di raccolta di migranti in Messico sta facendo il giro del web. A diffonderlo è stato El Universal. A confermare la veridicità delle immagini è stato il ministro dell'Interno Adán Augusto López.
Nei 32 secondi del filmato si vedono i migranti rinchiusi in una cella mentre il fuoco si sviluppa e il fumo si diffonde. Si vedono tre agenti che attraversano la stanza e se ne vanno come se nulla fosse. Nessuno di questi funzionari tenta di liberare le persone rinchiuse, almeno durante quei secondi della registrazione.
Nel video si nota come le fiamme iniziano a svilupparsi in uno degli angoli della stanza e cominciano ad intravedersi attraverso le sbarre.
In quei primi momenti si notano tre agenti – due uomini e una donna. Quest'ultima è la prima a uscire dalla stanza, mentre un migrante prende a calci le cancellate. Ad un certo punto un altro dei detenuti si avvicina alle sbarre in direzione dei due agenti che sono ancora lì, il filmato è senza audio quindi non si sa cosa possa aver detto.
Tuttavia, nessuno dei due funzionari dell'INM reagisce, né si volta verso la cella, che rapidamente si riempie di fumo. Anche l'ultimo agente procedo spedito fuori senza voltarsi verso le celle, quasi come se quelle persone non esistessero.
La ricostruzione e i punti oscuri della vicenda
I migranti erano stati arrestati durante la giornata per aver venduto prodotti artigianali o chiesto denaro in strada.
Le autorità federali li hanno portati nelle strutture del centro di immigrazione, situato sul ponte internazionale Stanton-Lerdo, a pochi metri dal Rio Grande, che segna il confine tra Ciudad Juárez ed El Paso, sulla parte degli Stati Uniti. Alcuni sono stati interrogati e poi sono stati separati per sesso.
L'incendio avrebbe avuto origine nella stanza dove si trovavano gli uomini: nella ricostruzione del presidente messicano Andrés Manuel López Obrador i migranti, che stavano protestando, avrebbero appiccato le fiamme. E la loro fuga "sarebbe stata impedita da alcuni materassi" collocati a ridosso dell'uscita, ha spiegato Obrador.
“Su alcune porte hanno messo delle stuoie a cui hanno dato fuoco. Non immaginavano che l'incendio finisse in questo modoo. Le autorità per la migrazione e l'ufficio del procuratore stanno indagando sui fatti", ha dichiarato López Obrador.
Il video smentisce le dichiarazioni del presidente Obrador
Ma il video di fatto smentisce questa ricostruzione.
Alcuni media locali hanno sottolineato che il rogo serviva ad attirare l'attenzione sulle condizioni in cui erano tenuti i migranti. Il motivo, secondo diversi testimoni, è che erano stati lasciati senza acqua dalla mattina. Il presidente messicano aveva invece parlato di una protesta esplosa non appena si era diffusa la voce di un prossimo rimpatrio nel Paese di origine per un gruppo di detenuti.
Gli attivisti hanno già denunciato recentemente le cattive condizioni e il sovraffollamento dei centri di detenzione in Messico.
Il portavoce delle Nazioni Unite Stephane Dujarric ha dichiarato che il segretario generale Guterres ha chiesto una "indagine approfondita" sul tragico evento.