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Opinioni

Mentre gli amici sauditi decapitano un ragazzo, noi ce la prendiamo con il migrante

L’Islam diventa buono se ha il petrolio, è pericoloso e cattivo se viaggia sui barconi. L’Arabia Saudita (100 decapitazioni nei primi sei mesi 2015) è stata nominata in un posto chiave del Consiglio dei Diritti dell’Uomo. Domani decapita, crocifigge e lascia il corpo sulla croce fino a sua putrefazione Ali, 21 anni: da minorenne aveva manifestato contro il regime.
A cura di Sabina Ambrogi
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Domani verrà ucciso Alì, e ora è tardi. Domani, in Arabia Saudita Ali Mohammed Al-Nimr, un ragazzo sciita di 21 anni, sarà decapitato e crocifisso. Anche se qua e là ci sono petizioni di sostegno, è tardi. Come dicono le stesse autorità “il suo corpo sarà lasciato sulla croce pubblicamente fino alla putrefazione della carne”. La sentenza, il cui appello è stato respinto, è stata pronunciata dopo 8 mesi, l'anno scorso: il reato consiste nell'aver partecipato ancora minorenne, nel 2012 a una manifestazione contro il regime. Nipote di uno sceicco sciita attivista – Sheik Nimr Baqir al Nimra – fiero oppositore dell'attuale regime sunnita, e a sua volta condannato a morte per “sedizione”, “disobbedienza al sovrano” e “porto d'armi”, il giovane Ali, è stato anche accusato di far parte di un'organizzazione terrorista e di aver gettato molotov contro le forze dell'ordine. Secondo la Ong Reprieve, che si è occupata della sua difesa, le confessioni firmate dall'accusato sono state estorte con la tortura. Amnesty International, l'anno scorso già rendeva noto che il tribunale lo riteneva colpevole senza aver disposto alcuna inchiesta sulle torture subite dal ragazzo.

Ricordiamo che la moglie del blogger Badawi sta facendo una serratissima campagna dal Canada, dove è potuta fuggire, per salvare il marito da mille frustate da suddividere in 100 ogni venerdì. Altra notizia per lo più ignorata in Italia.

Le decapitazioni, con il re Salman, nel solo primo semestre 2015 sono state circa 100. Ben più dell'Isis e che circolano sulle nostre bacheche gravide di indignazione. L'Arabia Saudita, a differenza dell'Isis che pure indirettamente finanzia, è tra i nostri primi partner commerciali oltre che alleato deputato a proteggerci dal terrorismo. Le tv tacciono. L'unico sempre presente nei talk in caduta libera di ascolti (chissà come mai) è il politico con felpa e ruspa che imposta il dibattito con “casa mia, casa tua, casa loro. Questo e mio e questo tuo. Questo ruspa questo no. Qua querelo, qua eviro, qua castro”. Per estensione filologica il dibattito si svolge in tutte le reti ma anche in tutti quotidiani con questo taglio. Per cui se non è quello con la ruspa è sempre qualcuno del genere “casa mia casa loro”. Affogare, fucilare, uccidere, e gli italiani a fine mese. Il competitor del dibattito se è donna va bene anche soubrette che in genere dice cose di modesto buon senso come: “io pago le tasse, se ne deve occupare lo stato”. Tutti convinti però di essere opinion leader. Chi di tanto in tanto rilascia qualche notizia sono i quotidiani online di destra che dismettono improvvisamente i loro panni neo-liberal, difesi a spada tratta fino all'articolo precedente, per lanciarsi in campagne sui diritti dell'uomo, citando perfino l'odiato Amnesty. Pur di dare addosso all'Islam, sarebbero pronti anche a dare ragione a Laura Boldrini.

E' un gran peccato questo silenzio. O questo fracasso di sottofondo e all'ultimo momento. Sarebbe sano un approfondimento dettagliato, che in alcuni casi solo le tv possono permettersi, sulle attività di Federica Mogherini, Alto rappresentate dell'Unione per la politica estera, dovrebbe quanto meno esprimere una piccola emozione su quell'esecuzione di domani, dare migliori spiegazioni dei nostri rapporti con l'Arabia Saudita e via di seguito. Non c'è mica solo l'Isis, che Hollande vagheggia, non si capisce come, di bombardare (come se nel deserto mettessero dei cartelli “Qui deposito armi Isis”) mantenendo al tempo stesso ottimi rapporti con Ryad, come del resto anche Angela Merkel. E' in ballo la cicolopica ipocrisia occidentale.

L'Arabia Saudita ha anche da pochissimo ottenuto – sempre senza che Mogherini si sia sentita in dovere di spiegare (del resto nessuno gliel'ha mai chiesto: erano tutti impegnati sul tema “chi va a casa di chi”) – un posto chiave al Consiglio dei Diritti dell'Uomo. Oggi poi c'è anche un aspetto divertente: è lo stesso Pd, di cui lei è comunque espressione che si associa all' hastag #FreeNimr senza chiedersi cosa abbiamo permesso fino a ieri.

Il paese ultimo al mondo per i diritti umani è stato dunque scelto per dirigere un gruppo di 5 membri di ambasciatori, noto come il Gruppo consultivo, che ha potere di scegliere i candidati provenienti da tutto il mondo, che si occupano di mandati specifici per ogni paese su temi riguardanti i diritti umani. In pratica l'Arabia Saudita nomina chi li controlla. Il presidente Hillel Neuer della Ong Un Watch (il cui mandato è quello di monitorare le azioni delle Nazioni Unite) accusa: “E' stato come mettere un piromane a capo dei pompieri della città". E sottolinea il deficit di credibilità di un Consiglio dei Diritti Umani che conta già la Russia, Cuba, Cina, Qatar e Venezuela tra i suoi membri eletti. "L'Arabia Saudita non dovrebbe essere nominata ma deve essere soggetta a delle inchieste sui diritti umani”. Dice di aver più volte sollecitato l'ambasciatrice Usa, Samantha Power e la ministra degli Esteri Ue Federica Mogherini, ma non ha avuto risposte.

Non possiamo neanche dimenticare che gli Stati Uniti e l'Unione europea hanno rifiutato di pronunciare una parola di protesta quando li abbiamo sollecitati, insieme con i dissidenti sauditi, a contrastare l'elezione della monarchia nel 2013. Il petrolio continua a soggiogare i principi fondamentali dei diritti umani”. L'unica arma rimasta è solo una petizione per rimuovere l'Arabia Saudita dal Consiglio dei diritti dell'Uomo.

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Autrice televisiva, saggista, traduttrice. In Italia, oltre a Fanpage.it, collabora con Espresso.it. e Micromega.it. In Francia, per il portale francese Rue89.com e TV5 Monde. Esperta di media, comunicazione politica e rappresentazione di genere all'interno dei media, è stata consigliera di comunicazione di Emma Bonino quando era ministra delle politiche comunitarie. In particolare, per Red Tv ha ideato, scritto e condotto “Women in Red” 13 puntate sulle donne nei media. Per Donzelli editore ha pubblicato il saggio “Mamma” e per Rizzoli ha curato le voci della canzone napoletana per Il Grande Dizionario della canzone italiana. E' una delle autrici del programma tv "Splendor suoni e visioni" su Iris- Mediaset.
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