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Renzi dalla Merkel convince solo a metà

Faccia a faccia tra il premier italiano Matteo Renzi e la cancelliera tedesca Angela Merkel: l’esame sembra superato ma “con riserva”. Il presidente del Consiglio risponde stizzito ai cronisti che parlano di “mal di pancia interni” sul Jobs Act.
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DAL CORRISPONDENTE DA BERLINO

È stato un Matteo Renzi riverente ed ossequioso quello che poche ore fa ha incontrato a Berlino la cancelliera tedesca Angela Merkel per un vertice bilaterale fissato, in precedenza, dall'Esecutivo di Enrico Letta. A colpire da subito è un atteggiamento diverso da parte del premier. Se, infatti, i modi sono quelli di sempre, tra il vispo, il furbo e il gioviale, il significato delle parole pronunciate dall'ex sindaco di Firenze sembra essere molto più diplomatico. Nonostante la lunga e appassionata difesa delle iniziative di governo messe in cantiere del neo presidente del Consiglio, i toni sull'immediato futuro del Paese e soprattutto dei rapporti di forza col tanto vituperato, quanto in parte temuto, alleato tedesco sono sembrati molto più concilianti rispetto al recente passato. Durante l'incontro con la stampa, tenutosi subito dopo le consultazioni tra i rappresentanti di Palazzo Chigi e i loro omologhi del Bundestag, il premier ha sottolineato a più riprese quanto l'Italia abbia tutta l'intenzione di essere fedele agli impegni presi in sede europea, voglia rimanere salda al patto di stabilità, e non abbia alcuna intenzione di sforare la tanto dibattuta soglia del 3 per cento del debito guardando anzi, e persino molto, a quanto realizzato dalla cancelliera nel recente passato.
“Non vogliamo sforare i limiti Europei – ha affermato Renzi –. La cancelliera Merkel, così come ormai tutti gli italiani, conoscono le nostre coperture finanziare poiché le abbiamo presentate di recente in dettaglio. L’Italia non chiede di sforare o di modificare le regole del gioco dando il messaggio che siano cattive, le regole ce le siamo dati noi e crediamo che siano importanti. Per questo motivo – ha concluso –, vogliamo mantenere i vincoli, fare misure strutturali, ma occorre che dentro tali iniziative si aiuti a recuperare la domanda interna, il nostro problema infatti è che il paese non cresce”.

L'ex primo cittadino gigliato si è poi spinto oltre, arrivando ad elogiare sia il sistema d'istruzione tedesco definendolo un “modello per la formazione” dei giovani e delle future generazioni sia la struttura delle politiche per il lavoro applicate in Germania definendole “un punto di riferimento”. Renzi ha poi ricordato che la potenza tedesca è il primo partner commerciale italiano e che la mole dei rapporti economici tra l'Italia e la Germania equivalgono a quelli tra il Belpaese e Francia e Regno Unito messi insieme, sottolineando così l'importanza dei rapporti politici e commerciali con l'alleato berlinese. Il premier ha poi voluto sottolineare il ruolo di primo piano che l'Unione Europea deve giocare, soprattutto per quanto riguarda la ripresa economica. “L'obiettivo – ha proseguito con toni compiaciuti il capo dell'Esecutivo ricordando, per l'ennesima volta, le sue origini fiorentine – è quello di portare in Europa un nuovo rinascimento che riporti fiducia. Trovo che sia molto bello da ex sindaco di Firenze che Italia e Germania abbiano avviato un percorso verso il nuovo rinascimento industriale europeo e per un’Europa competitiva. Vogliamo essere realtà competitive, e non un'economia che perde un'occasione con la storia”. La più compassata ed esperta cancelliera Merkel dopo un primo piccolissimo sussulto iniziale, quando Renzi l'ha chiamata amichevolmente (forse fin troppo amichevolmente) “Angela”, ha mostrato segni di apertura verso le proposte avanzate dal premier italiano augurando: “l'in bocca al lupo per il percorso di riforme iniziato. Attraverso questa visita – ha spiegato la prima cancelliera donna tedesca –, abbiamo avuto la possibilità di avere una ampia impressione dei progetti messi in cantiere e mi devo dire molto impressionata dai cambiamento proposti, viste anche le loro numerose sfaccettature”.

“Il bicchiere è mezzo pieno – ha sottolineato la cancelliera – e il governo italiano si preoccupa di riempire questo bicchiere. È chiaro che l'Italia ha l'obiettivo di generare crescita e fare riforme strutturali, ritengo questo un obiettivo importante”. L'esponete della Cdu/Csu ha, tuttavia, anche ribadito, e forse rincuorato i più dubbiosi sulle attitudini del neo premier italiano che: “la regola del patto di stabilità avrà validità per l'Italia e io non ho nessun motivo per dubitarne”. A rompere, per pochi attimi, l'atmosfera serena del premier è stata una domanda posta da una giornalista italiana relativa ai “mal di pancia interni” causati dal Jobs Act. Renzi, ha risposto a opinione di chi scrive, stizzito, che in Italia non c'è, di fatto nessuno, contro tale riforma precisando: “forse in qualche parte del sindacato ci sono stati dei dissensi, ma il vero dissenso sta nel fatto che in questi ultimi anni, la disoccupazione giovanile è arrivata al 40 per cento e quella generale è raddoppiata in sei anni”, e dunque di fatto non rispondendo alla domanda. L'impressione è che Renzi sia venuto a Berlino, come hanno fatto tutti i suoi predecessori, a mostrare non solo le proprie intenzioni di governo (direbbero i più maligni a farle vagliare), ma anche volendo dimostrare che l'Italia continua a rappresentare un paese credibile e in qualche modo stabile in un momento di grande sofferenza per molte realtà europee.

Formalmente l'esame sembra sia stato superato, ma l'ipotesi più plausibile appare quella di una promozione con riserva vista la tendenziale sfiducia tedesca verso l'agitato partner italiano (basti ricordare il numero di premier, quattro, che hanno fatto visita alla Merkel negli ultimi anni) ed i cambiamenti repentini di umori e maggioranze politiche. E tale opinione è condivisa anche tra alcuni rappresentanti della stampa tedesca presenti all'incontro, concordi nel sottolineare la “genericità” delle affermazioni, così come degli obiettivi, annunciati nel corso delle ultime tre settimane dall'attuale premier italiano.

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