Marocco, 16enne violentata da 8 coetanei si suicida dandosi fuoco per la vergogna
Prima l'ha violentata, poi ha minacciato di pubblicare sui social network un video dello stupro. Per questo un'adolescente marocchina vittima di un abuso ha deciso di suicidarsi, dandosi fuoco per il timore che sarebbe stata umiliata per sempre dai suoi aguzzini. Sulla gravissima vicenda sta indagando in questi giorni la polizia del Marocco, mentre un'associazione per la difesa dei diritti umani ha reso noto un altro dettaglio: l'autopsia sul corpo della giovane ha rivelato che era incinta. Omar Arbib, leader dell'associazione AMDH, ha spiegato che la ragazza, di soli 16 anni, è stata rapita da otto coetanei e trasportata a 70 chilometri di distanza da Marrakech. Qui i giovani si sono alternati abusando di lei.
La polizia, secondo il presidente dell'organizzazione, avrebbe individuato molto rapidamente gli otto responsabili dello stupro, concedendo però loro la libertà condizionale: le indagini avrebbero rivelato che, dopo aver liberato la ragazza, gli otto l'avrebbero minacciata di pubblicare il video della violenza sessuale se lei si fosse permessa di sporgere denuncia. Per questo lei ha deciso di suicidarsi venerdì scorso dandosi fuoco: la 16enne ha subito ustioni gravissime ed è morta il giorno dopo in ospedale. Il suo decesso ha convinto il procuratore ad arrestare sei degli otto responsabili degli abusi sessuali.
Quello delle violenze sui minori è un dramma in Marocco: secondo i dati fornite da alcune Ong l'80% degli abusi vengono commessi ai danni di ragazzine tra i 5 e i 14 anni di età, nella maggior parte dei casi da familiari. Fino al 2014 una legge, molto controversa, consentiva ai responsabili degli stupri di "salvarsi" dal carcere se sposavano la donna che avevano violentato.