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Marò in India

Marò, il caso è chiuso: l’India accetta 1,1 milioni di euro per le famiglie dei pescatori uccisi

Dopo quasi dieci anni dall’inizio del caso, la Corte Suprema dell’India ha ordinato la chiusura di tutti i procedimenti giudiziari a carico di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, i due fucilieri di Marina italiani accusati di aver ucciso due pescatori indiani, scambiati per pirati. L’ex premier Gentiloni: “Un successo per la diplomazia italiana”.
A cura di Biagio Chiariello
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Marò in India

Dopo 9 anni si è chiusa definitivamente la vicenda giudiziaria dei due marò italiani in India. La Corte Suprema indiana ha ordinato la chiusura di tutti i procedimenti giudiziari nel Paese a carico di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre: era il 15 febbraio 2012 quando i due marò, imbarcati a bordo della petroliera italiana Enrica Lexie, uccisero due pescatori indiani davanti alle coste del Kerala scambiandoli per pirati in procinto di attaccare le nave. Lo riporta il giornale locale in lingua inglese The Hindu, secondo cui i magistrati hanno accettato un risarcimento del valore di 100 milioni di rupie (pari a 1,1 milioni di euro) per le famiglie delle vittime, Ajeesh Pink e Valentine Jelastine.

Risarcimento da 1,1 milioni di euro

“Siamo soddisfatti che il pagamento ex gratia già presentato possa essere considerato un importo ragionevole di compensazione e interesse degli eredi. Riteniamo che sia adatto a chiudere tutti i procedimenti in India, compresi i procedimenti penali”, si legge in una nota della Corte riportata dai media locali. Ottanta milioni dovranno essere depositati a favore degli eredi dei due pescatori (40 per ogni famiglia) e 20 milioni al proprietario dell’imbarcazione. "Si chiude il caso con l'India. Un  successo della diplomazia italiana". Così su twitter il commissario  europeo all'Economia ed ex premier Paolo Gentiloni ha commentato la chiusura del caso.

Le accuse della moglie di Latorre

Da Paola Moschetti, moglie di Latorre, arrivano parole pesantissime sulla vicenda. "Da 9 anni sono costretta a parlare a nome di mio marito. A lui è stato fatto esplicito divieto di parlare pena pesanti sanzioni. Non può nemmeno partecipare a qualsiasi manifestazione pubblica – ha detto all'ANSA – È vincolato al segreto. È ora di chiedersi perché le autorità militari vogliono mantenere il segreto su ciò che sa e vuol dire. Quello che so è che per la politica italiana siamo stati carne da macello. Presto Massimiliano si presenterà alla procura di Roma".

Il caso dei marò si chiude dopo quasi 10 anni

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone erano stati a lungo detenuti in India (era stato ritirato loro il passaporto impedendo ai due militari il ritorno in Italia), salvo poi ottenere il via libera per il rimpatrio, restando comunque sotto accusa da parte delle autorità indiane. Ma la vicenda aveva innescato un vero e proprio braccio di ferro tra Roma e Nuova Delhi aveva creato non poche tensioni tra i due Stati. Una crisi diplomatica che nel 2013 aveva portato alle dimissioni dell’allora ministro degli esteri Giulio Terzi (governo Monti). L’anno successivo, l'Italia aveva poi richiamato in patria l’ambasciatore a New Delhi in segno di protesta. Nel luglio 2020, poi, il Tribunale arbitrale internazionale aveva stabilito che i due fucilieri di Marina dovessero essere processati in Italia perché godevano, al momento dei fatti, dell' "immunità funzionale".

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