Mariupol è l’inferno: cosa sta succedendo nella città simbolo dell’invasione russa in Ucraina
Chi non è morto sotto i missili russi rischia di morire di stenti o di freddo. A Mariupol la situazione è drammatica: la città ucraina, diventata simbolo dell'invasione russa, è da giorni sotto assedio e chi non è riuscito a lasciarla si è rifugiato nei bunker, molti dei quali improvvisati, dove però inizia a mancare il cibo mentre c'è chi si ammala e non può curarsi.
I numeri che giungono da Mariupol sono spaventosi: sarebbero almeno 2.500 i civili uccisi, secondo le autorità locali, molti dei quali bambini, e oltre 300mila le persone bloccate che stanno combattendo per restare in vita in una città in cui ormai da due settimane mancano elettricità, gas e cibo. Le sirene sono sempre in allarme e intere famiglie, donne con bambini piccoli, vivono da giorni nei sotterranei di Mariupol per paura di morire sotto le bombe russe, c'è chi ogni tanto sale in superficie per vedere un po' di luce ma senza mai uscire in strada. Chi lo fa, tenta di soccorrere chi è rimasto ferito o, quando necessario, prova a dare una sepoltura ai cadaveri, la maggior parte dei quali vengono però messi in fosse comuni. Pensare a un funerale è impossibile.
La paura è che a quei cadaveri possano aggiungersene altri, visto che il numero delle persone che ha bisogno di assistenza medica è in continuo aumento: le temperature nei bunker sono bassissime, non c'è riscaldamento e in molti si ammalano. Febbre e tosse che, se non curati, soprattutto nei bambini o nei soggetti fragili, rischiano di diventare mortali. L'ospedale regionale di Mariupol, inoltre, è sempre occupato dalle forze russe "che costringono i medici a curare i loro feriti" e "usano anche i pazienti come scudo contro i tentativi di riprendere il controllo del nosocomio da parte dei nostri soldati". Sono molti anche i feriti di guerra, non solo militari, ma anche civili, feriti nei bombardamenti, che necessitano di antibiotici che possano curare le infezioni procurate dalle schegge.
Le notizie arrivano frammentate da chi, riuscito a fuggire da Mariupol, è rimasto in contatto con gli amici lì. Il cibo inizia a scarseggiare e c'è il rischio che il freddo uccida i bambini più piccoli, già debilitati. L'unica soluzione sono i corridoi umanitari che sono già falliti in precedenza: martedì, secondo quanto riportato dalle autorità locali, sono circa 20mila le persone che sono riuscite a uscire da Mariupol, mentre altre 2.000 sarebbero pronte a partire nei prossimi giorni. L'evacuazione dalla città prosegue a rilento a causa della violazione della tregua da parte delle forze russe accusate di aver continuato a bombardare la città nonostante l'accordo sul cessato il fuoco raggiunto durante i negoziati, tutt'ora in corso, tra Ucraina e Russia.
Intanto dopo i bombardamenti che hanno distrutto gli edifici e preso di mira anche gli ospedali e le truppe che hanno circondato la città via terra, questa mattina è iniziato anche l'attacco via mare. Secondo quanto riportato dal consigliere del sindaco della cittadina che si trova sul mare di Azov, Petro Andryushchenko, sarebbero stati lanciati primi missili verso Mariupol da una nave vicino a Bilosaraiska Kosa. "Sulla riva sinistra non c'è nessun edificio residenziale intatto, è tutto raso al suolo", ha detto un'insegnante alla Cnn riuscita a fuggire da Mariupol. "Il centro città è irriconoscibile".
"La situazione è orribile – l'appello disperato di Sergei Orlov, vicesindaco della città – non c'è abbastanza cibo, acqua, medicine, insulina, pappe per neonati. Ognuno ha esigenze specifiche". I rifornimenti sarebbero stati bloccati dalle truppe russe la cui strategia sembra quella di portare la città alla resa. Mariupol paga il prezzo di essere in una posizione strategica per i piani del Cremlino: tra il Donbass e la Crimea, a poche decine di chilometri dai confini terrestri e marittimi della Russia. E Putin rinuncerà alla città solo quando l'avrà conquistata.