Marco Rodari è un clown, o "claun" come ama definirsi, “Il Pimpa” il suo nome d’arte. In Siria, Iraq o Gaza, dove i bimbi hanno visto solo distruzione e morte, la sua magia diventa un motivo di speranza. Originario di Leggiuno, un piccolo paese in provincia di Varese, nel 2015 ha fondato l’associazione "Per Far Sorridere il Cielo” – Claun il Pimpa – Onlus con l’obiettivo di prendersi cura dei bambini che hanno subito i traumi fisici e psichici della guerra. Attraverso l’impegno di volontari italiani e operatori del luogo, dona “pane e sorrisi” perché “un bimbo a cui hai regalato la meraviglia, sarà portatore sano di pace”. “Provare a far ridere questi bambini è fantastico”, racconta. “Un loro sorriso vale la mia vita, perché se c'è un posto dove vale la pena morire, è proprio davanti al sorriso di un bambino”. Ma non si sente un eroe. Per il Pimpa i veri eroi sono i piccoli sopravvissuti alla guerra.
E’ stato uno dei pochi testimoni a Gaza durante l’operazione israeliana Margine di protezione (2014); in Iraq ha vissuto la devastante avanzata dell’Isis e nei mesi scorsi ha viaggiato fino in Siria, tra le macerie di Aleppo. Fanpage.it l'ha raggiunto al telefono e Rodari ha parlato dei suoi progetti, delle sue esperienze in zone di guerra e delle emozioni che i bambini gli hanno trasmesso.
“Arrivare ad Aleppo non è stato semplice”, ammette. “Ricordo la faccia del responsabile del check-in ad Amman quando mi ha visto arrivare con il mio passaporto europeo e ha insistito più di una volta dicendomi che probabilmente avevo sbagliato gate. Che da lì si partiva per la Siria”. Da Damasco, dopo infiniti controlli e un viaggio di dodici ore, è arrivato fino ad Aleppo, la città che forse più di tutte ha vissuto l’orrore della guerra. Rodari è stato testimone delle privazioni della popolazione aleppina. “Non c’era acqua, luce, gas e cibo”, ricorda. “La fame che c’è ad Aleppo non l’ho mai vista da nessun’altra parte, nemmeno a Gaza”, continua. “Alla fine di uno spettacolo abbiamo distribuito dei panini e un po’ di pollo e ricordo chiaramente una bambina di tre-quattro anni che mangiava stupita perché non sapeva cosa fosse il pollo!”.
Il Pimpa si aggira tra le macerie di palazzi e case distrutte con addosso solo un naso rosso e un capellino con l’elica, per regalare un po’ di meraviglia ai tanti bimbi che incontra. “Strappare un sorriso ad un bambino non è difficile”, dice. “I piccoli non sanno ancora cos'è la morte, con il tempo forse potranno dimenticare. Più complicato è riuscire a far scordare gli orrori della guerra agli adulti”. “La cosa più bella – racconta – è vedere i genitori che hanno sofferto così tanto, emozionarsi davanti ai loro figli sorridenti e contenti”.
Rodari, un cognome importante tra quelli che hanno fatto sorridere i bambini come Gianni, il famoso scrittore, ma con il quale non c'è parentela, conosce molto bene il dramma e la sofferenza provocate dai conflitti armati. “La guerra ti insegna, con presbite autorità, che non si butta via niente”, ha scritto dopo il suo viaggio ad Aleppo. “Così che quello che è stato il tuo letto (passeggino) di notte, diventa il tuo carrello della spesa, il mattino”.
Sa che è impossibile aiutare tutti i bambini del mondo però questo sarebbe il suo sogno più grande. Quando ritorna da una zona di guerra porta sempre con sé una storia che l’ha colpito particolarmente. Come quella di Ibrahim, un bimbo “diversamente super eroe” di 10 anni, che vive in una delle zone più povere della Striscia di Gaza. “Mamma e papà hanno lavori saltuari, la situazione dopo l’ultima guerra è veramente difficile, soprattutto per una famiglia che al suo interno ha un meraviglioso ʽdiversamente super eroe’. Ecco, se mi chiedi una storia in particolare, io racconto di Ibrahim”.
A Gaza e in Egitto ha aperto diverse scuole di magia per bambini insegnando loro ad imparare la gioia della meraviglia e del far sorridere gli altri. Con i proventi del suo libro La guerra in un Sorriso, l’associazione del Pimpa ha aiutato seicento famiglie di Gaza e ha costruito una casa per bambini disabili nella Striscia. Ma il suo impegno non si esaurisce nelle zone più complicate del Medio Oriente. Rodari, assieme ai volontari dell’associazione, gira gli ospedali e le scuole italiane perché, come riconosce, “i bambini sono uguali in ogni parte del mondo”. “Ricevere un sorriso da un bimbo dà ragione alla mia vita”, risponde al perché faccia tutto questo. “La riempie, la stracolma. Tutto qui”, conclude.