“Marceremo su Mosca e prenderemo il potere”: parla l’esule che vuole organizzare un golpe in Russia
"Ci stiamo preparando, al momento giusto interverremo e salveremo la Russia dal putinismo", dice. Ritiene che la guerra "non finirà in Ucraina ma a Mosca, con un colpo di Stato".
Ilya Vladimirovich Ponomaryov, 48 anni, è in esilio a Kyiv dal 2016, quando fu rinviato a giudizio per appropriazione indebita ed espulso dal Parlamento russo. Dove era stato l’unico a votare contro l’annessione della Crimea e contro la cosiddetta "legge sulla propaganda Lgbt".
È il punto di riferimento politico dei partigiani dell’Esercito nazionale repubblicano (Nra). Ha rivendicato per loro conto l’attentato che ha ucciso Darya Dugina e quello di cui è rimasto vittima il blogger ultra nazionalista "Tatarsky". È lui a postare per primo sui social le immagini dei sabotaggi alle ferrovie e degli incendi di edifici militari infittitisi negli ultimi mesi in Russia. Non vi è alcuna altra fonte che confermi l’esistenza dell’Nra.
Ponomaryov è anche associato alla "Legione Russia libera": reparti regolari delle forze armate di Mosca passati al nemico e ora inglobati nella Legione internazionale dell’esercito di Kyiv. Meno chiari sono i rapporti con il Corpo dei volontari russi (Rvc), protagonista insieme ai "russi liberi" di incursioni sul territorio della Russia e formato da combattenti di idee vicine all’estrema destra.
D’altra parte, l’esule che vuol far fuori Putin si dichiara "di sinistra" e ha riunito a Varsavia un Congresso dei deputati del popolo rappresentato – dice – da molteplici forze politiche impegnate a scrivere la Costituzione di una nuova Russia. Dove il potere "sarà decentralizzato e in mano alla popolazione". L’indirizzo politico, per quel che si capisce, è al contempo populista e libertario.
Ponomaryov è criticato dall’opposizione russa in esilio o in galera, per aver fatto parte dell’establishment putiniano.
Fanpage.it lo ha raggiunto per telefono nel suo ufficio nella capitale ucraina, tra una riunione e l’altra.
Ilya Vladimirovich, lei vuole far cadere Putin. Come?
Forse non posso far cadere Putin, ma posso far cadere il putinismo. Perché ritengo che Putin sarà spodestato dal suo stesso cerchio magico. Siccome i privilegiati intorno al presidente vorranno in tutti i modi salvare il regime, a un certo punto saranno costretti a liberarsi di lui. Poi, cercheranno di preservare il putinismo come sistema di governo. Il nostro obiettivo è impedirlo. E siamo capaci di farlo.
Ma non è solo wishful thinking, come dicono gli inglesi? Pie intenzioni, insomma? Le persone intorno a Putin gli devono tutto, un po’ come i boiari ai tempi degli zar. Davvero lo faranno fuori?
Comunque vada, Putin è un essere umano e un giorno morirà. Ci saranno altri dopo di lui. Il nostro obiettivo è fare in modo che il sovvertimento al vertice avvenga il prima possibile. E che non ci sia una successione ‘putinista’ ma un radicale cambiamento del sistema. I tempi dipendono da molti fattori. Primo fra tutti, l’andamento della guerra in Ucraina.
Putin resterà in sella finché c’è la guerra?
Questa guerra non finirà sul campo di battaglia in Ucraina. Finirà a Mosca. Con un colpo di Stato contro Putin. Che però non significa automaticamente la fine del putinismo.
E lì intervenite voi?
Dobbiamo essere pronti. Stiamo rafforzando i nostri effettivi. Il movimento partigiano interno alla Russia deve crescere. Dobbiamo avere più personale addestrato militarmente.
Pensa a un intervento di partigiani se Putin venisse estromesso dal potere? E chi sono questi partigiani?
Persone già in azione all’interno della Russia. Compiono atti di sabotaggio sulle ferrovie. Incendiano le caserme e gli uffici di leva. Hanno lanciato droni sul Cremlino. Fanno attentati contro persone vicine al regime.
Il recente attacco al terminale per l’esportazione del gas vicino a San Pietroburgo è opera dei suoi partigiani?
No, sono state le forze armate ucraine.
E Daria Trepova, la giovane, che ha consegnato al propagandista anti-ucraino Maxim Fomin ‘Tatarsky' la bomba che lo ha ucciso? È dei vostri?
Non posso rispondere. C’è stato un processo e ci sarà in appello, a San Pietroburgo…
Sì, le hanno dato 27 anni. Un record anche per la Russia. Chi è davvero Daria Trepova?
Ogni mia parola potrebbe essere utilizzata contro di lei. Scusatemi ma preferisco tacere.
Era legata alla vostra organizzazione?
Daria Trepova è un’eroina. Non posso dire altro. Solo dopo la fine della guerra saprete qual’è stato davvero il suo coinvolgimento.
I partigiani russi un anno fa non erano che un migliaio, ci disse lei. Oggi sono di più?
Sono decuplicati di numero. Possiamo contare su diecimila patrioti.
Addirittura. E poi ci sono i "russi liberi" e il "copro volontari", che combattono in linea con le forze armate ucraine e talvolta fanno incursioni in Russia. Quanti sono?
Non posso darvi una cifra precisa. Segreto militare. Ma anche in questo caso sono numeri in crescita. C’è un nuovo battaglione siberiano. In tutto, tra Legione Russia libera e Corpo volontari russi (Rvc, ndr), abbiamo quattro battaglioni. Un anno fa erano solo due.
Cosa risponde a chi le fa notare che il Rvc pullula di sedicenti "suprematisti bianchi" dalle idee come minimo fascistoidi?
Rispondo che in questa guerra ci sono un bel po’ di combattenti di estrema destra sia dalla parte russa che da quella ucraina. E c’è anche un gran numero di persone dalle idee completamente diverse. Posso fare parecchi esempi di fascisti nei ranghi del Cremlino. Ovviamente il Cremlino fa lo stesso puntando il dito sui nostri.
Ma insomma come avverrebbe questo rovesciamento del putinismo? Si immagina una marcia su Mosca dei battaglioni dei "russi liberi"? Una marcia alla Prigozhin?
Prigozhin ha dimostrato che si può. Ma in che modo tutto inizierà, non lo so. Un ammutinamento alla Prigozhin? Una congiura di palazzo? Di sicuro, cambiamenti dei rapporti di potere nel cerchio magico, con l’estromissione del capo, sono possibili. Noi dobbiamo essere pronti ha distruggere la cerchia di persone che cercherà di perpetuare il suo putinismo. Non appena sarà il momento, interverremo.
E chi interverrebbe? I partigiani o i "russi liberi" di stanza in Ucraina?
Entrambi. I battaglioni dei "russi liberi" marceranno sul Cremlino. Non c’è alcun altro modo. I partigiani che agiscono all’interno della Russia, per natura meno organizzati militarmente, provvederanno a dar forza alle masse, a portarle in piazza. Guideranno la fase pacifica del processo. Faranno capire alla gente che è il momento giusto e che l’azione popolare può far la differenza. Quindi, una spinta combinata: resistenza armata e processo non violento.
Qualcosa di simile alla Francia nella Seconda guerra mondiale: azione combinata dei ‘maquis’, i partigiani, e delle colonne dei ‘francesi liberi’ che arrivavano dall’Inghilterra sotto il comando operativo di Leclerc e quello politico di De Gaulle. Vuol fare il De Gaulle russo?
Non credo di essere un De Gaulle. Ma è proprio il nostro modello.
De Gaulle cercò di preparare bene il dopoguerra. Come immagina la Russia del dopoguerra e del dopo-Putin, visto che secondo lei le due cose sono conseguenti?
Ci sta pensando il Congresso dei deputati del popolo riunito a Varsavia. Stanno lavorando giorno e notte.
Ma lei è un liberale? È un democratico? Sarebbe disposto a lavorare insieme a oppositori del regime come Navalny o ad altri dissidenti?
Francamente, non mi importa niente degli atri dissidenti, oppositori o promotori del regime che siano. Non è il mio lavoro, interessarmene. Sarà il compito del popolo russo. Io voglio solo creare un sistema in cui i russi possano prendere le loro decisioni. Non riguarda la personalità di alcuno. Tantomeno la mia. Non mi candido a niente.
Cos’è questo Congresso di Varsavia? E cosa sta architettando?
Sta elaborando documenti sul sistema elettorale, sui diritti politici e sui diritti umani. È inclusivo. Ci sono rappresentanti di ogni partito politico che si sia mai affacciato sulla scena in Russia. Ci sono esponenti di sinistra e di destra. Comunisti, liberali, conservatori, nazionalisti. Perfino – di nascosto – membri di Russia Unita (il partito di Putin, ndr).
Una sorta di liberal democrazia rappresentativa, quindi?
Non voglio etichettare il sistema né come liberale né come democratico. L’importante è che gli elettori possano decidere che sistema vogliano. Il potere apparterrà al popolo.
Lei che sistema politico preferirebbe?
Io sono un libertario. Vorrei un sistema che si prenda cura della gente. Non credo in un governo centralizzato. Sono di sinistra nel senso più puro del termine. Il governo centrale dovrebbe gradualmente ridimensionare i suoi poteri. Ma non la vedo certo come i neoliberisti, secondo cui tutto è deciso da libero mercato. Questo provoca solo sofferenza nella popolazione.
Alcuni suoi critici osservano che il suo programma esclude le molte minoranze etniche della Federazione. Cosa risponde?
Che voglio un governo centrale ridotto al minimo. Il potere effettivo deve essere nelle mani delle comunità locali. Sono per un sistema molto decentralizzato.
E a chi le da del rinnegato, visto che per molti anni è stato parte dell’establishment che ora vuole abbattere, che risponde?
Sono sempre stato all’opposizione. Alcune figure dell’opposizione hanno lavorato per il governo, in certi periodi. Penso a Boris Nemtsov, che scrisse parte del programma economico del presidente. Che poi lo uccise (Nemtsov fu ucciso a pochi metri dal Cremlino nel febbraio 2015 da killer ceceni; non è mai stata fatta chiarezza sui mandanti, ndr). Io non ho mai lavorato per il regime. Sono stato membro del parlamento in un periodo in cui ancora c’era un barlume di opposizione possibile. Non mi sono mai considerato parte del sistema.