Manifestazioni contro la guerra in Russia, non vince la paura: in migliaia in strada
a cura di Antonio Musella e Viktorya Kokareva
Sono 49 le città russe dove la gente è scesa in strada per protestare contro la guerra in Ucraina. Due ore dopo l'inizio delle manifestazioni in tutto il Paese, erano già state arrestate 2.600 persone. I manifestanti hanno sfidato il clima di terrore imposto dalle ultime leggi della Duma che prevedono fino a 15 anni di carcere per chi diffonde notizie considerate false sull'esercito russo e fino a 20 anni di carcere per il reato di "tradimento della patria". E' da ricordare che Putin ha imposto ai medie di non utilizzare la parola "guerra" riferita al conflitto in Ucraina, ma il termine "operazione militare speciale".
Lo scenario degli arresti rimane lo stesso di una settimana fa: pestaggi brutali e violente detenzioni fisiche. Gli ufficiali della Guardia Nazionale, la Rovsgardia, rifiutano di farsi identificare o spiegare il motivo della detenzione quando eseguono gli arresti. Le loro uniformi non hanno alcun tipo di identificazione numerica o simbolica e, come mostrano le immagini che arrivano dalle città russe, sbucano fuori da furgoni bianchi con i volti coperti da passamontagna neri. La polizia ha iniziato a fare pressioni sugli attivisti tre giorni prima dell'inizio delle manifestazioni in diverse città. Le forze dell'ordine e l'intelligence ha monitorato i post sui social con l’hashtag #нетвойне (#noallaguerra) e hanno perquisito le abitazioni delle persone che avevano fatto i post o addirittura dei semplici repost. La polizia ha avvertito gli autori dei post delle possibili conseguenze in caso di partecipazione alle manifestazioni. Un vero e proprio clima di terrore quindi che non ha però spaventato le migliaia di persone che sono scese in piazza oggi contro la guerra. I luoghi di concentramento delle manifestazioni di Mosca e San Pietroburgo sono stati modificati all'ultimo momento da parte degli organizzatori per evitare di essere circondati dalla polizia. Colonne e di persone si sono mosse secondo le informazioni pubblicate nelle diversi chat di gruppo di Telegram. I media attivisti stanno postando sulle chat telegram le mappe delle "zone rosse" ovvero dove la polizia sta effettua il maggior numero di arresti.
Dopo le ultime restrizioni alla libertà di stampa i corrispondenti esteri delle principali testate occidentali hanno deciso di lasciare il paese. Nei giorni precedenti avevano chiuso la loro attività diversi media indipendenti come EchoMoskvy e TvRain, mentre continuano a lavorare solo i media indipendenti che hanno sede all'estero, oltre a Novaya Gazeta, ultimo giornale online indipendente rimasto in attività. A quanto apprende Fanpage.it, i giornalisti che hanno seguito le manifestazioni contro la guerra nelle principali città sono stati fermati dalla polizia e gli è stato chiesto di consegnare i propri smartphone e di mostrare i contenuti, ufficialmente per accertare da parte della polizia la presenza di materiale definito "estremista" e "fake news".
A Mosca un autobus carico di poliziotti e manifestanti in stato di fermo è stato coinvolto in un incidente stradale. Ad un incrocio il bus si è scontrato con un'auto finendo contro un palo della luce e poi ribaltandosi. Secondo il Ministero degli Interni russo, nove persone sono rimaste ferite nell'incidente, di questi 5 sono poliziotti e 4 sono manifestanti in stato di arresto, che hanno riportato lividi e contusioni nell'incidente.