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Guerra in Ucraina

Manifestante russa contro la guerra si cuce la bocca per denunciare la censura di Putin

Picketer Nadezhda Sayfutdinova è stata arrestata dalla polizia ed è attualmente detenuta nel carcere di Ekaterinburg: è “colpevole” di aver mostrato un cartello contro la guerra ed essersi cucita la bocca contro la censura di stato.
A cura di Davide Falcioni
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L'attivista pacifista russa Picketer Nadezhda Sayfutdinova è stata arrestata dalla polizia ed è attualmente detenuta nel carcere di Ekaterinburg, nei pressi degli Urali. La donna era scesa in strada mostrando un manifesto contro la guerra in Ucraina; non solo. l'attivista si era anche cucita la bocca in segno di protesta contro la censura imposta dal Cremlino, secondo la quale quella in Ucraina non è una guerra, tanto meno un'invasione militare a un Paese sovrano, bensì un'operazione speciali per denazificare il Paese. La donna è stata dapprima condotta in una stazione di polizia, poi nel penitenziario di Ekaterinburg. Prima che le venisse sequestrato il cellulare è riuscita a chiamare l'avvocato Fyodor Akchermyshev, che lavora con OVD-Info, progetto che vuole proprio difendere la libertà d'espressione in Russia. Al legale Picketer Nadezhda Sayfutdinova ha riferito: "È stata chiamata un'ambulanza per ispezionare le conseguenze delle mie ferite alla bocca. L'ho cucita io stessa".

Già dai giorni immediatamente successivi all'invasione dell'Ucraina Amnesty International ha denunciato che le autorità russe stavano imponendo una repressione senza precedenti contro i media nazionali indipendenti, il movimento contro la guerra e tutte le voci dissidenti. I più popolari organi d'informazione critici nei confronti del governo sono stati bloccati, chiuse le emittenti radiofoniche indipendenti e costretto decine di giornalisti a fermare il loro lavoro o a lasciare il paese. La stretta decisa dal Cremlino ha quasi del tutto privato la popolazione di informazioni obiettive, veritiere e imparziali. Il servizio federale russo Roskomnadzor, che sovrintende alle comunicazioni, dal 24 febbraio ha istituito una censura di tipo bellico per ridurre al silenzio il dissenso. Lo stesso giorno dell'inizio dell'invasione, ha ordinato a tutti gli organi d'informazione di usare soltanto fonti ufficiali, minacciando altrimenti gravi punizioni per "diffusione di notizie false". Le parole "guerra", "invasione" e "attacco" sono state vietate.

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