Mancano i raccoglitori di Kiwi, il governo neozelandese arruola i turisti
È universalmente conosciuto come uno dei simboli del Paese tanto che alcuni anni fa entrò in lizza anche per apparire sulla bandiera nazionale, ma in Nuova Zelanda sembra che sempre meno persone vogliano lavorare nelle coltivazioni del kiwi. Da alcune settimane, infatti, gli agricoltori locali lamentano l'enorme scarsità di manodopera per raccogliere il frutto nazionale tanto che è dovuto intervenire anche il governo con una proposta singolare: l'arruolamento dei turisti. Il governo in pratica sta pensando di varare un provvedimento in cui ai turisti viene concesso un'estensione del visto nel Paese se aiuteranno i braccianti nei campi. Un decisione dettata dall'urgenza visto che i frutti sono maturi e devono essere accolto al più presto.
Secondo le stime locali, ai 6mila addetti presenti se ne dovrebbero aggiungere almeno altri 1.200. "L'ultima cosa che vogliamo è che la frutta marcisca sugli alberi o sul terreno" ha dichiarato il primo ministro Jacinda Ardern in una recente intervista. In realtà con l'aumento costante della domanda e di conseguenza il maggior quantità di prodotto la situazione è destinata a peggiorare e la carenza di manodopera agricola potrebbe portare la Nuova Zelanda a cambiare la propria politica in tema di visti. Lo stesso premier infatti ha avvertito che è necessario rendere più semplice l’accesso nel Paese a lavoratori stranieri per rispondere all’elevata domanda dell’industria dei kiwi.Si calcola infatti che ci sarà un incremento della quantità di frutti del 35% entro il 2030 e serviranno altre 14.300 braccia in più.
Secondo i produttori neozelandesi è incredibile che i 6mila disoccupati del Paese preferiscano patire la fame piuttosto che lavorare. Per i sindacati però c'è un altro risvolto della questione che sono i salari molto bassi. "Se il salario settimanale è di 540 dollari neozelandesi (cioè 317 euro) e i costi di affitto sono di 400 dollari (235 euro) a settimana, lavorare di fatto non conviene", spiegano i rappresentanti dei lavoratori. Per i sindacati inoltre anche la soluzione dei turisti non sembra una buona idea perché "in Paesi che hanno sperimentato simili politiche sono stati registrati gravi abusi. I ragazzi, attirati con la promessa di un lavoro, vengono pagati una miseria. E chi protesta viene cacciato".