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Malta, la giornalista uccisa aveva denunciato la presunta corruzione della moglie del premier

Daphne Caruana Galizia è stata fatta saltare in aria su un’autobomba. Da tempo aveva indagato sui rapporti tra il governo maltese e l’entourage del presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev.
A cura di Davide Falcioni
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Chi ha ucciso Daphne Caruana Galizia? E perché? Sono queste le domande che da ieri pomeriggio si rincorrono nell'opinione pubblica di Malta: la donna è morta dopo l'esplosione della Peugeot 208 sulla quale era a bordo a Bidnija. Un attentato che ricorda quelli mafiosi ai giudici italiani Falcone e Borsellino, anche se la matrice è certamente diversa. Già, ma quale? Quel che è certo è che la cronista – celebre a Malta per aver accusato di corruzione il governo – aveva indagati a lungo proprio i rapporti poco trasparenti tra i familiari del premier Joseph Muscat e l’entourage del presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev. Stando a quanto spiegano svariati quotidiani, esaminando i Panama leaks la Caruana aveva scoperto che sul conto corrente panamense della società Egrant, riconducibile alla moglie del primo ministro, era giunto un milione di dollari dalla figlia di Aliyev. Come se non bastasse la giornalista aveva ipotizzato che il 60% del capitale della Pilatus bank, su cui erano transitati i soldi, era dei figli del dittatore azero e del suo ministro Kamaladin Heydarov. Ciò senza che le autorità antiriciclaggio maltesi intervenissero.

Stando a quanto riporta Repubblica Daphne Caruana Galizia sospettava che i passaggi di denaro fossero legati ai negoziati sul Tap, il gasdotto destinato a portare il gas azero in Europa che transita anche per la Puglia. “Ci sono corrotti ovunque. La situazione è disperata”, aveva scritto la giornalista nel suo ultimo post, pubblicato poche ore prima dell'attentato. Questa mattina suo figlio Matthew ha  pubblicato sui social network un lungo intervento in cui denunciala “cultura dell’impunità a cui il governo di Malta ha consentito di prosperare” accusando il primo ministro di aver “riempito il suo ufficio di truffatori e imbecilli e le corti di truffatori e incompetenti. Se le istituzioni stessero già lavorando, non ci sarebbero omicidi su cui investigare – e i miei fratelli ed io avremmo ancora una madre”. Poi l'attacco frontale: “Joseph Muscat, Keith Schembri, Chris Cardona, Konrad Mizzi, procuratore generale e la lunga lista di commissari di polizia che non hanno agito: siete complici. Siete responsabili di questo”.

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