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Maledetto Muro, hai vinto tu

Il Muro di Berlino è stato abbattuto 30 anni fa, ma la sua anima è più viva che mai. Nei settanta muri che sono nati in giro per il mondo. Nelle polizie segrete del mondo “libero”. Nell’indifferenza verso chi sta peggio. Nei festeggiamenti quando non c’è nulla da festeggiare. Eppure un modo di sconfiggere il muro c’è: basta prendere atto della sua esistenza. E abbatterlo ogni giorno.
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Hai vinto tu, Maledetto Muro.

Hai cominciato a vincere il 9 novembre del 1989, trent’anni fa, quando eravamo tutti berlinesi, tutti col piccone in mano a distruggerti, tutti a dire che non ci sarebbe mai più stato un muro a dividere gli uomini, che la storia era finita.
Hai vinto tu perché quando sei crollato i muri nel mondo si contavano sulle dita di una mano. E oggi, trent’anni dopo, ce ne sono più settanta: tra Stati Uniti e Messico, tra Turchia e Grecia, tra Bangladesh e India, tra Israele e Palestina.
Hai vinto tu perché l’unica opera dell’ingegno umano che si vede dallo spazio è la barriera che divide India e Pakistan. L’unica, insieme alla Muraglia Cinese.

Hai vinto tu, perché appena te ne sei andato abbiamo ricominciato a farci la guerra.
Hai vinto nel 1991 quando i croati hanno deciso che volevano dividersi dai serbi, e assieme, dividersi la Bosnia Erzegovina.
Hai vinto nel 1992, quando Sarajevo è stata cinta d’assedio da un muro di mitragliatrici e cecchini, un assedio lungo quattro anni, il più lungo assedio del ventesimo secolo.
Hai vinto il 9 novembre del 1993, a quattro anni dalla tua caduta, quando le milizie dei croati di Bosnia hanno abbattuto il ponte di Mostar, che era in piedi dal 1566, per isolare i musulmani che abitavano la città, e deportarli, o ucciderli.
Hai vinto nel 1995 a Srebrenica, quando 8000 musulmani bosniaci sono stati massacrati dall'Esercito della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina guidato dal generale Ratko Mladic, mentre i caschi blu olandesi facevano finta di non vedere.
Hai vinto nel 1999, quando Bill Clinton e la Nato hanno deciso di bombardare la Serbia, senza passare per il consiglio di sicurezza dell’Onu.

Hai vinto quando nel 2001 il Patriot Act americano ha permesso ai corpi di polizia e spionaggio di indagare segretamente su documenti medici e finanziari, su computer, telefoni e persino su libri presi in prestito in biblioteca, senza alcuna preventiva autorizzazione da parte del giudice.
Hai vinto quando nel 2013 abbiamo scoperto che gli americani ci spiavano attraverso i social network, e ce la siamo presa con chi ce l’ha rivelato.
Hai vinto perché hanno vinto le polizie segrete, la paura per il diverso, la necessità di sacrificare la libertà per l’illusione della sicurezza.
Hai vinto in ogni telecamera per strada, in ogni dato che finisce in mano allo Stato, in ogni intercettazione telefonica.

Hai vinto perché dell’Europa libera e aperta, abbiamo fatto una fortezza.
Hai vinto perché gli ungheresi, i polacchi, i cechi e gli slovacchi, profughi di ieri che scappavano dai regimi comunisti, sono diventate guardie di frontiera, a difesa del muro di filo spinato che abbiamo costruito per bloccare il flusso dei profughi iracheni e siriani, vittime di una guerra da noi provocata.
Hai vinto a ogni proiettile di gomma sparato dagli spagnoli, per mandare indietro le barche che partivano dal Marocco, nel 2014.
Hai vinto lungo le spiagge di Calais, in quella giungla di tende e baracche dove abbiamo lasciato i migranti a marcire, in attesa di un passaggio verso il Regno Unito che non sarebbe mai arrivato.
Hai vinto nei respingimenti alla frontiera di Ventimiglia, o nei rifugi chiusi nel gelo di Bardonecchia, quando abbiamo lasciato che donne e bambini che non l’avevano mai vista, la neve, ci affondassero dentro.
Hai vinto a ogni porto chiuso, a ogni sbarco non concesso, a ogni pacchia finita, a ogni accordo con la Libia, per tenere i migranti all’inferno a farsi torturare, lontani dagli occhi e dal cuore.
Hai vinto quando abbiamo pagato sette miliardi alla Turchia, per tenersi tutti i profughi provenienti da oriente, e non abbiamo alzato un dito quando Erdogan ha invaso il Kurdistan siriano, perché l’avessimo fatto, avrebbe aperto le gabbie.

Hai vinto nei festeggiamenti e nelle autocelebrazioni vuote di chi sa che non c’è niente da festeggiare ma festeggia lo stesso.
Hai vinto nel 2012 quando è stato dato il Nobel all’Unione Europea, per il più lungo periodo di pace del vecchio continente, come se i carri armati a Praga e Budapest, la Legge Marziale in Polonia, la guerra nei Balcani non fossero mai esistiti. Come se la cortina di ferro fosse ancora lì, a impedirci di vedere quel che succede a est, come se quella là non fosse ancora davvero Europa. Come se il muro esistesse ancora.

Hai vinto perché esisti ancora, ma nessuno ti vede.
Hai vinto, ma non ti conviene cantare vittoria. Perché sappiamo che ci sei. Perché siamo consapevoli che ti dobbiamo abbattere di nuovo, tutti i giorni. E finché ci ricorderemo che esisti, finché ci sarà qualcuno che davvero combatte per un mondo libero e aperto, la tua vittoria non sarà definitiva.

Continueremo a combatterti, maledetto Muro.
Stai attento.

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Francesco Cancellato è direttore responsabile del giornale online Fanpage.it e membro del board of directors dell'European Journalism Centre. Dal dicembre 2014 al settembre 2019 è stato direttore del quotidiano online Linkiesta.it. È autore di “Fattore G. Perché i tedeschi hanno ragione” (UBE, 2016), “Né sfruttati né bamboccioni. Risolvere la questione generazionale per salvare l’Italia” (Egea, 2018) e “Il Muro.15 storie dalla fine della guerra fredda” (Egea, 2019). Il suo ultimo libro è "Nel continente nero, la destra alla conquista dell'Europa" (Rizzoli, 2024).
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