Mai tante donne in Parlamento, il record del voto inglese
Saranno ricordate per sempre come la scommessa persa da Theresa May. Le elezioni anticipate dell’8 giugno, infatti, erano state indette ad aprile 2017 dal Primo Ministro britannico, succeduto al dimissionario David Cameron, con il preciso scopo di ottenere una maggiore legittimazione prima di cominciare i negoziati sull’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.
Tuttavia, i calcoli politici di May si sono rivelati sbagliati e, oggi, i Tories, ossia il Partito Conservatore, si trovano a dover fare i conti con un secco arretramento che è costato loro la maggioranza in Parlamento e che li ha costretti ad appoggiarsi ad un altro partito per riuscire a formare un governo, cosa che ha portato il Sun a titolare la prima pagina con un laconico quanto eloquente “Mayhem", che oltre a significare “caos” contiene anche un gioco di parole con il cognome della donna che guida i Conservatori. Ma, al di là dei risultati delle urne, queste elezioni hanno avuto anche un altro risvolto interessante.
L’avanzamento delle donne in politica
Con ben 207 donne elette alla Camera dei Comuni, equivalente della Camera dei Deputati italiana, su 650 membri totali, il parlamento britannico non è mai stato così rosa. Già le elezioni del 2015 avevano fatto registrare un deciso balzo in avanti con l’ingresso di 191 donne nella Camera, diventate poi 196. Segno di una politica in cui il sesso femminile è sempre più protagonista, come dimostrano la stessa Theresa May, il successo riportato in Scozia dalla conservatrice Ruth Davidson e il ruolo di primo piano del Primo Ministro scozzese Nicola Sturgeon. Inoltre, lo stesso Partito Unionista Democratico, con il cui appoggio nascerà il nuovo governo May, è guidato dalla politica nordirlandese Arlene Foster.
In Parlamento con il turbante
Ma le sorprese non finiscono qui. Le ultime elezioni, infatti, hanno sancito anche l’ingresso in Parlamento della prima donna di religione sikh, la laburista Preet Kaur Gill, che sarà accompagnata dal suo correligionario Tan Dhesi, primo deputato eletto a mettere ufficialmente piede nella Casa dei Comuni con indosso il tradizionale turbante (il Parlamento eletto nel 2015 era stato il primo privo di Sikh dal 1992). Quest’indumento è considerato sacro dagli adepti del sikhismo, in quanto rappresenta la connessione con Dio ed è un emblema della fede.
Candidati improbabili
Anche quando c’è di mezzo una cosa così seria come le elezioni, gli inglesi non perdono mai il caratteristico “humor”. In alcuni seggi, i cittadini britannici potevano scegliere di dare il proprio voto anche a candidati decisamente fuori dal comune. Nello stesso collegio elettorale di Theresa May, ad esempio, era possibile dare la propria preferenza a Lord Buckethead (traducibile con "Lord testa di secchio").
Tra i punti del suo programma c’erano l’indizione di un referendum su se tenere un secondo referendum sulla Brexit, la nazionalizzazione della cantante Adele per valorizzare le risorse nazionali, la legalizzazione della caccia ai cacciatori di volpi, l’elargizione gratuita di bici per combattere l’obesità, il traffico e i furti di biciclette e l’abolizione di tutti i Lord, eccetto lui stesso, ovviamente. Lord Buckethead ha ricevuto ben 249 voti, 65 in meno di Mr. Fishfinger.
Alta la partecipazione al voto
Le elezioni dell’8 giugno sono state tra le più sentite degli ultimi 25 anni. Circa il 69 per cento degli elettori, ovvero più di 32 milioni di persone, si è recato alle urne per esprimere la propria preferenza. Una partecipazione che supera di due punti percentuali quella delle elezioni del 2015 e che fa registrare l’affluenza alle urne più elevata dal 1997.
Netta la spaccatura sancita dal voto, che riporta il Regno Unito ad un sistema bipolare: gran parte degli elettori tra i 18 e i 24 anni ha votato per Partito Laburista, mentre la maggior parte dei voti dei Conservatori proviene da un elettorato più in là con gli anni. Piccola curiosità: in queste elezioni i Laburisti sono riusciti a conquistare il seggio di Canterbury dopo ben 100 anni di dominio dei Tories. A riuscire nell’impresa, naturalmente, è stata una donna: Rosie Duffield.