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Maduro vince le elezioni in Venezuela e si riconferma presidente, le opposizioni denunciano brogli

Nicolás Maduro avrebbe vinto le elezioni presidenziali in Venezuela, ottenendo il terzo mandato consecutivo. Il presidente uscente, 61 anni, è al governo dal 2013. Ma l’opposizione, guidata dall’ex avvocata Maria Corina Machado, contesta il risultato. E anche numerosi Paesi, tra cui gli Stati Uniti, hanno espresso dubbi.
A cura di Luca Pons
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Nicolás Maduro sarà il presidente del Venezuela per altri sei anni. Il leader uscente ha vinto le elezioni, stando a quanto comunicato dal Consiglio elettorale nazionale: avrebbe ottenuto il 51,2%, contro il 44,2% del principale sfidante Edmundo González Urrutia, quando è stato contato l'80% delle schede. Manca però il risultato ufficiale, che dovrà essere comunicato dall'autorità elettorale – controllata da figure vicine a Maduro. Questo è tra gli elementi che spingono molti nell'opposizione a contestare il risultato del voto. Proteste a cui si sono uniti anche alcuni Paesi dell'America Latina e gli Stati Uniti.

Nell'elezione che si è svolta ieri Nicolás Maduro era in corsa per il terzo mandato. Maduro, 61 anni, è al governo dal 2013, dopo quattordici anni di guida del Paese da parte di Hugo Chávez. Già nel 2018 diverse autorità avevano denunciato brogli nella sua rielezione. Negli ultimi anni la popolarità di Maduro è calata a causa della grave crisi economica. L'eredità della gestione economica negli anni di Chávez, le sanzioni degli Stati Uniti e molti altri fattori hanno contribuito a un calo dell'economia pari al 71% tra il 2012 e il 2020, con dure conseguenze per la popolazione. Quest'anno invece il Fondo monetario internazionale prevede che l'economia venezuelana crescerà del 4% circa.

Chi erano gli avversari di Maduro

Per questo appuntamento al voto – nonostante i candidati fossero in tutto dieci – uno sfidante in particolare sembrava in grado di battere il presidente uscente. Si trattava di Edmundo González Urrutia, ex diplomatico. González era praticamente sconosciuto agli elettori fino ad aprile, quando è stato scelto come candidato unico di una coalizione che unisce molti partiti dell'opposizione. La ‘vera' candidata avrebbe dovuto essere l'ex avvocata Maria Corina Machado, effettiva leader dell'opposizione, che però ha ricevuto dal Tribunale supremo di giustizia – controllato da Maduro – il divieto di candidarsi per 15 anni. Alla fine dello scorso anno, Machado, aveva vinto le primarie dell'opposizione con oltre il 90% dei voti.

È stata Machado, infatti, a contestare per prima e con più forza il risultato delle elezioni. Ha dichiarato che "il nuovo presidente eletto" è González Urrutia, che avrebbe preso "il 70% dei voti". Un'affermazione che accenderà il dibattito e le tensioni nelle prossime ore. D'altra parte, molti Paesi hanno sottolineato che i risultati comunicati dal governo di Maduro sono poco attendibili.

Opposizione e altri Paesi contestano il risultato dell'elezione

"Il regime di Maduro dovrebbe capire che i risultati che ha pubblicato sono difficili da credere. Non riconosceremo alcun risultato che non sia verificabile", ha dichiarato il presidente del Cile Gabriele Boric. I ministri degli Esteri di nove Paesi – Argentina, Costa Rica, Ecuador, Guatemala, Panama, Paraguay, Perù, Repubblica Dominicana e Uruguay – hanno affermato congiuntamente che servono "più garanzie", contestando le limitazioni all'accesso da parte di osservatori internazionali per le elezioni. Il Costa Rica ha fatto sapere che non riconoscerà il risultato, mentre sono arrivate le congratulazioni dai leader di Bolivia, Nicaragua, Honduras e Cuba.

All'appello si sono accodati anche Stati Uniti, che hanno preso una posizione netta.  Il segretario di Stato Antony Blinken ha espresso "seri dubbi" che i risultati comunicati rappresentino la volontà popolare. Poco prima, aveva chiesto che le autorità elettorali pubblicassero "la tabulazione dettagliata dei voti per garantire trasparenza e responsabilità". Una delle reazioni più dure è arrivata dal presidente di estrema destra dell'Argentina Javier Milei: sui social ha scritto che il suo Paese "non riconoscerà un'altra frode", sperando che "le Forze Armate del Venezuela, questa volta, difendano la democrazia e la volontà popolare". Ha affermato anche che in Venezuela i cittadini "hanno scelto di porre fine alla dittatura comunista di Nicolás Maduro".

Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha espresso sui social "molte perplessità sul regolare svolgimento delle elezioni in Venezuela". "Chiediamo risultati verificabili ed accesso agli atti: il risultato che annuncia la vittoria di Maduro rispecchia veramente la volontà del popolo?". L'Alto rappresentante dell'Unione europea Josep Borrell ha chiesto che il Venezuela assicuri "piena trasparenza" sulle elezioni, "incluso il conteggio dettagliato dei voti e l'accesso ai registri elettorali ai seggi".

Il primo discorso di Maduro

Da parte sua il governo venezuelano ha denunciato "ingerenze contro il processo elettorale, il diritto alla libera autodeterminazione e alla sovranità della patria, da parte di un gruppo di governi e potenze straniere". Un'operazione "destinata a fallire, perché il Venezuela è un Paese libero e sovrano e non accetterà mai imposizioni o ricatti".

Il presidente Maduro, nel suo primo discorso dopo l'annuncio della sua vittoria, ha dichiarato: "Abbiamo subito un massivo attacco hacker al centro del Consiglio elettorale. Sappiamo chi lo ha fatto. Lo hanno fatto perché volevano impedire che il popolo del Venezuela avesse il suo risultato ufficiale. Per poter gridare quello che avevano preparato, ‘gridare alla frode'. Gente brutta, brutti, la gente bella è qui con me".

Ha aggiunto: "Non permetteremo che scatenino la violenza. Ha prevalso la voce della pace. Non lasciatevi attrarre dalla violenza". E ancora: "Il fascismo in Venezuela, nella terra di Bolívar e Chávez, non passerà". Chiedendo poi il "rispetto della volontà popolare".

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