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Madre ucraina vende il figlio di 5 mesi ad una coppia italiana: 6 gli arresti

La triste storia di un bambino venduto dalla madre ucraina ad una coppia di 50enni italiani. Grazie ad un pediatria che si era insospettito, i carabinieri hanno sventato la “vendita” crudele. Sei persone arrestate, tra le quali un avvocato che cercava di regolarizzare l’adozione. Si teme possa essere un fenomeno diffuso.
A cura di Cristian Basile
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Carabinieri_arresto_vendita

Quanto costa un bambino? Una domanda assurda alla quale purtroppo spesso persone senza scrupoli riescono a dare una risposta. Venticinque mila euro, tanto era stato pattuito e già in parte pagato ad una mamma 21enne ucraina da una coppia di 50enni di Cervaro. Dopo la tragica storia del neonato di bologna morto per il freddo ecco un'altra storia di dolore e meschinità che vede un bambino come sfortunato protagonista. L'indagine svolta dai carabinieri di Cassino è iniziata a luglio dello scorso anno, quando venne trovato un bambino di appena 5 mesi in casa di una coppia italiana di Cervaro. Un pediatra infatti, durante una visita aveva avuto il sospetto che il figlio non fosse dei duei italiani, i quali tra l'altro, nonostante sostenessero che quel bimbo fosse loro figlio,non avevano nessun documento che lo dimostrasse.

Per questo il piccolo venne affidato, attraverso i servizi sociali, ad una struttura protetta di Roma. L’indagine si è conclusa questa mattina con l’arresto di altre sei persone; oltre alla 21enne, sono finite in manette una coppia di ucraini ed una di italiani residenti a Teverola ( in provincia di Caserta) ed un avvocato del foro di Santa Maria Capua Vetere che si stava occupando di rendere legale la “vendita del bambino”.

I genitori di Cervaro (in provincia di Frosinone) a cui era stato venduto il piccolo di 5 mesi, invece, sono da luglio, ancora agli arresti domiciliari. La ragazza sarebbe arrivata in Italia ad Aversa, poco prima della nascita del piccolo e la vendita sarebbe stata perfezionata a Venezia. I due Cassinati per diventare genitori illegali, avrebbero pagato 15 mila euro in due rate e ne avrebbero dovuti pagare altri 10 mila se, a luglio, non fossero intervenuti i militari.

Al momento continuano perquisizioni nello studio dell’avvocato campano per stabilire se quella della vendita del piccolo fosse un caso isolato oppure, come si teme, possa trattarsi di un fenomeno diffuso.

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