Madre uccide ed eviscera il figlio in presenza di altri due bambini
A Barlad, Vaslui County, ad est della Romania, una donna rumena ha ucciso il figlio neonato perché credeva che il padre fosse il suo amante. La donna è stata condannata a 18 anni di carcere. L'assassina Elena Smocot, 27 anni, ha spiegato che non appena ha notato la somiglianza del figlio con il suo amante, ha deciso di uccidere il piccolo. Afferrandolo per le gambe lo ha ripetutamente scaraventando contro i mobili fino a quando il neonato non ha smesso di piangere. Dopo aver fatto ciò, ha steso il neonato per terra all'esterno della casa e lo ha sbattuto più volte al suolo. Con una tegola ha aperto la pancia del neonato, ne ha preso le viscere e le ha messe nella vasca dello stesso bagno in cui la donna sarebbe poi lavata le mani.
In casa erano presenti altri due bambini: il figlio di quattro anni e il nipote di sette. I due, udite le grida, sono corsi a chiedere aiuto ai vicini, ma quando la polizia è giunta sul posto, l'orrore era stato già compiuto. I giudici hanno concordato che donna fosse in stato di depressione, dato che nel 2010 e nel 2012 era stata già interessata dalla depressione post-partum. Durante il processo la donna ha precisato che nessuno sapeva del suo rapporto con un amante e si è soffermata molto su dettagli agghiaccianti dell'omicidio. Come riportato dal procuratore Alice Ruja, Smocot ha voluto sottolineare le difficoltà dell'eviscerazione di un bambino confrontate con quelle di un pollo e che pertanto ha dovuto effettuare più tagli. Alla condanna al carcere – espressa precisando che l'assassina era pienamente consapevole delle proprie azioni – è stata associata, come prevedibile, la perdita della potestà genitoriale.