Rimboccare le lenzuola al proprio bambino, baciargli la fronte quando scivola nel mondo dei sogni e poi scoprire, tornando a controllarlo, che quel letto è freddo e vuoto. Non c’è niente di più scioccante, pauroso e disturbante per un genitore che immaginare una scena simile, quella della culla vuota, della scomparsa di un bambino dal tepore domestico. Eppure la cronaca ci insegna che il crimine può materializzare i nostri peggiori incubi, dar forma alle paure più profonde, come è successo nel 2007 a Kate Healey e Gerry McCann quando hanno scoperto il lettino vuoto dove poco prima avevano lasciato la figlioletta di tre anni. Madeleine McCann, che i media hanno voluto vezzosamente ribattezzare ‘Maddie’ benché in famiglia nessuno l’avesse mai chiamata così, da quella sera a Praya da Luz è una bambina scomparsa. La mente va subito a lei, visualizziamo il suo visino armonioso e i suoi occhi verdi con la pagliuzza scura sull'iride, quando pensiamo a un bimbo rapito. Maddie è l'incarnazione dell'incubo.
La colpevolizzazione dei genitori
Quello che è successo in Algarve alla famiglia McCann è così spaventoso che abbiamo avuto bisogno di incolparne i genitori. Non parlo delle indagini, che li hanno scagionati, ma delle chiacchiere da bar, del sentimento comune che ha guardato con diffidenza alla coppia di medici britannici. A ogni apparizione televisiva era uno scroscio di polemiche, soprattutto sulla madre. È troppo fredda, è troppo emotiva, si espone in maniera eccessiva. E se non avesse voluto rendere pubblico il caso, non sarebbe stato sospetto? E se si fosse ritratta? Se fosse stata sciatta? Qualunque cosa Kate Healy McCann avesse fatto o non fatto, così come suo marito Gerry, l’avremmo additata. Così come abbiamo fatto per la scelta, molto anglosassone e poco latina, di lasciare i bimbi a dormire da soli nell’appartamento, andando a controllarli ogni mezzora, quella sera. Scelta che in un modo o nell'altro ha reso possibile la scomparsa.
Se il crimine è ‘inevitabile'
Chi lascia un bambino da solo? I McCann hanno scelto di fare così, eppure avrebbero potuto usufruire del servizio di babysitting notturno del resort e sappiamo che Gerry e Kate, coppia di medici borghesi e benestanti, vi avrebbero certo fatto ricorso se non fosse stato per un preconcetto culturale, quello di non averne bisogno. Se qualcuno tra le spiagge paradisiache di Praya da Luz aveva puntato quella bambina, se qualcuno seguiva la famiglia e ne studiava le abitudini, sarebbe certo venuto il momento in cui l'avrebbe trovata esposta, vulnerabile, il momento in cui rapire la piccola. Preferiamo pensare di no, altrimenti dovremmo ammettere che una cosa simile può capitare a tutti e non potremmo mai conviverci.
La cronaca non è fatta di sole statistiche
La parola fine sull’epopea della bambina con la pagliuzza nell’occhio non è scritta ancora. Forse la scriverà la procura tedesca, che si dice certa della sua morte, forse non verrà scritta mai restando materia per scrittori e documentaristi. La cronaca ci insegna che i peggiori incubi possono trasformarsi in realtà, ma la cronaca non è fatta di sole statistiche. Come testimoniano i casi di Jaycee Dugard, tornata da sua madre dopo 18 anni dal rapimento, quando tutti pensavano che fosse ormai morta o quella di Elisabeth Smart, salvata dal suo aguzzino dopo nove mesi di segregazione e restituita alla famiglia, anche la statistica criminale ha le sue eccezioni, anche la cronaca nera, i suoi piccoli miracoli. Per Gerry, Kate, Sean e Amelie McCann, i genitori e i fratelli di Madeleine, non è ancora finita. Meritano di continuare a sperare finché è ragionevole e anche oltre, perché da un incubo simile si ha anche il diritto sacrosanto di desiderare di svegliarsi.