Macron risponde a Trump: “Gaza non è un progetto immobiliare. Non possiamo cancellare la storia”

"La realtà è che ci sono 2 milioni di persone intrappolate dopo mesi e mesi di terribili bombardamenti. Decine di migliaia di persone hanno perso la vita, ci sono decine di migliaia di bambini mutilati e senza famiglia: di questo stiamo parlando quando parliamo di Gaza, non di un progetto immobiliare". Sono le parole pronunciate ieri dal Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron in risposta alle ultime dichiarazioni di Donald Trump.
Il capo della Casa Bianca, infatti, nel corso dell'ultimo incontro con il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha rilanciato il suo "piano per Gaza" definendo la Striscia "un incredibile pezzo di una importante proprietà immobiliare" e scaricando le responsabilità del massacro sui palestinesi: "Se si spostassero in altri Paesi e si creasse una ‘zona di libertà', dove la gente non viene uccisa ogni giorno, sarebbe un enorme passo avanti", ha detto Trump.
Una linea – quella sulla deportazione dei palestinesi proposta da mesi dal leader americano – che fortunatamente incontra la ferma opposizione della Francia. In un breve video pubblicato su X il capo dell'Eliseo ha indirettamente bocciato la proposta di Trump, pur senza menzionarlo. Macron ha ricordato che i palestinesi vogliono rimanere a Gaza "perché loro stessi sono i figli e nipoti di donne e uomini che hanno perso tutto per rimanere a Gaza, che a volte sono stati cacciati in altri territori. Non possiamo cancellare la storia e la geografia".
Gaza, ha ribadito Macron, "non è un progetto immobiliare". In ballo non vi è "l'acquisizione di spazio in un programma edilizio", perché se si trattasse di ciò non sarebbe mai stata condotta una guerra. Il Presidente francese ha quindi aggiunto che, affinché si arrivi alla pace in Medio Oriente, "dobbiamo ascoltare due cose essenziali: il legittimo diritto del popolo palestinese ad avere uno stato, un territorio e a vivere in pace. E il legittimo diritto del popolo israeliano ad avere il proprio stato, Israele". Entrambi "devono essere riconosciuti anche da tutti i loro vicini e devono poter vivere in pace e in sicurezza".