L’uomo che reclutava i russi da mandare al fronte in Ucraina è morto impiccato
Roman Malyk, responsabile della Mobilitazione militare parziale proclamata da Vladimir Putin per la guerra della Russia in Ucraina, è stato trovato senza vita nel cortile della sua abitazione in un villaggio nella regione di Primorsky. Lo riferiscono alcuni media internazionali, tra cui il Mirror e l'Hindustan Times. La polizia ha aperto un'indagine e ha definito "sospette" le circostanze della morte del quarantanovenne. Secondo voci non confermate si sarebbe impiccato.
L’amministrazione comunale della città di Partizank ha confermato la notizia della morte del 49enne sul social network russo VKontakte la sera del 14 ottobre. Il media Meduza riporta che il corpo di Malik è stato trovato su un recinto con segni di suicidio. La famiglia e gli amici però non credono al gesto volontario, definendolo "un uomo forte e coraggioso".
Veterano della Cecenia e padre di due figli, Roman Malyk era il responsabile della mobilitazione dei riservisti russi da destinare alla guerra in Ucraina nella regione sudorientale del Territorio del Litorale (Primorsky Krai).
Il Cremlino intende chiamare alle armi fino a 300mila uomini per spedirli in Ucraina: una mossa che ha portato migliaia di russi a fuggire all'estero. La reazione rabbiosa di parte della popolazione ha visto almeno una settantina di uffici per il reclutamento, sparsi sul vasto territorio della Federazione russa, bersagliati dal lancio di bottiglie molotov.
Nella conferenza stampa di due giorni fa ad Astana Putin ha dichiarato che già 222mila russi dei 300mila previsti erano già stati richiamati.