L’Università di Shanghai ha chiesto una lista di tutti gli studenti gay ma non ha spiegato perché
Uno screen diffuso in queste ore sul web riporta la richiesta dell'Università di Shanghai di stilare una lista di tutti gli studenti che appartengono alla comunità LGBT e di riportare anche informazioni sullo stato di salute mentale e sulle ideologie politiche degli stessi. Dati che l'Università definisce necessari e che avrebbe richiesto a facoltà e campus universitari. La notizia è stata riportata dal Guardian che ha contattato i vertici dell'Istituto per chiedere conferma della veridicità dello screen che ha iniziato a circolare nei giorni scorsi su Weibo, il Twitter cinese; ma stando a quanto riportato dal quotidiano britannico avrebbe ricevuto solo un silenzio e un invito a contattare gli uffici stampa dei diversi campus. Intanto l'utente di Weibo che per primo ha diffuso lo screen ha fatto sapere che il documento, intitolato "Sondaggio nel Campus", è stato poi rimosso.
Nello screen, poi tradotto in inglese da alcuni utenti e postato su Twitter, riporta le specifiche richieste rivolte dall'Università, che chiede a campus e facoltà di stilare un elenco dei propri studenti LGBTQ+, non soltanto gay e transgender, ma anche tutti coloro che si dichiarano “non eterosessuali”, e di riportare anche i dettagli del loro "stato di salute mentale". Chiede inoltre informazioni sulle condizioni psicologiche degli studenti, oltre che sulle ideologie politiche, i contatti sociali e su eventuali disturbi mentali, senza però specificarne il motivo. La richiesta ha messo in allarme studenti e attivisti che hanno espresso preoccupazione per il fatto che la raccolta di questo tipo di informazioni potrebbe segnalare un ulteriore targeting degli studenti.
Nei mesi scorsi infatti sono diversi account social gestiti da studenti universitari LGBTQ+ sono stati bloccati e poi cancellati senza preavviso: erano profili che raccoglievano il lavoro di attivisti e di collettivi studenteschi diventati un punto di riferimento per i giovani LGBTQ+ cinesi. Ora questa notizia rischia di mettere ulteriormente in crisi l'equilibrio già precario tra le autorità cinesi e i gruppi di minoranze sessuali e di genere: "Spero che questo sia solo uno studio demografico fuorviante", ha affermato Eric Hundman, assistente professore alla NYU di Shanghai. Per James Palmer, vicedirettore della rivista statunitense dedicata alle relazioni Internazionali Foreign Policy e autore di diversi libri sulla politica cinese, "probabilmente non si tratterà di persecuzione omofoba quanto del costante bisogno del sistema di identificare e monitorare, in particolare i potenziali attivisti".