L’UNICEF: “Siria paese martoriato dopo anni di guerra, a farne le spese sono soprattutto i bambini”
"Quello che sta succedendo in Siria è inenarrabile. L'ennesima crisi dopo una guerra durata 12 anni, durante la quale a farne le spese sono stati soprattutto i bambini. Abbiamo chiesto che vengano cessate le ostilità per poter portare gli aiuti".
A parlare è Andrea Iacomini, portavoce di UNICEF Italia, che a Fanpage.it ha fatto il punto della situazione della nuova crisi aperta in Siria dopo che lo scorso 27 novembre i ribelli jihadisti hanno assediato la città di Aleppo. Solo nell'ultima settimana nella zona Nord Ovest del Paese sono morti 7 bambini e ne sono stati feriti altri 32, mentre sono circa 50mila gli sfollati, di cui molti minori che hanno già subito una serie di spostamenti per via delle crisi precedenti. La Siria, infatti, non solo è stata teatro di una guerra lunga 12 anni, ma nel 2022 ha anche dovuto affrontare le conseguenze del devastante terremoto verificatosi al confine con la Turchia.
Iacomini, come si può definire questa nuova crisi in Siria? Per altro spesso dimenticata anche dalla stampa…
"Il Papa l'ha definita una guerra regionale, in realtà quella della Siria è stata una guerra mondiale in tutto e per tutto, probabilmente peggiore di quelle a cui assistiamo oggi perché in 12 anni di conflitto ci hanno combattuto tutti, si sono giocate partite geopolitiche di altissimo livello e al suo interno i numeri parlano chiaro. L'infanzia, le famiglie e il popolo tutto ha subito qualcosa di enorme e inenarrabile che noi abbiamo dimenticato troppo in fretta. Perché quello che sta accadendo è che l'uomo non impara mai e a guerre si sostituiscono guerre. Questo è stato un conflitto che è durato più di 12 anni e che ha prodotto migliaia di morti, tra cui molti bambini, un numero di sfollati e profughi che abbiamo visto anche in Europa enorme.
Ci è voluto il corpo di Alan Kurdi per risvegliare il mondo sul fatto che in quel paese c'era una guerra, salvo poi dimenticarla qualche mese dopo. Ma al netto di questo, ci troviamo di fronte a un paese completamente martoriato perché, a parte che è una delle emergenze più complesse del mondo, si trovano delle ostilità prolungate sia dai ribelli che dai governativi, ci sono sfollamenti di civili ripetuti, dal momento che al Nord ancora si combatte, è in totale recessione economica, con tassi altissimi di malnutrizione e crisi economica diffusa, e con epidemie di malattie tipiche delle zone dove mancano acqua e servizi igienico-sanitari come la polio, il colera, il tifo. Ad aggiungersi a tutto questo due anni fa c'è stato un terremoto devastante al confine con la Turchia. Ciò ha provocato nella zona più disastrata del Paese dei problemi enormi anche perché Assad non ha voluto subito l'intervento delle Nazioni Unite, c'è voluto un po' più di tempo perché quelle erano zone ancora contese con i ribelli".
Per questo siete particolarmente allarmati?
"Siamo molto allarmati dall'escalation delle ostilità nel Nord Ovest: dalla scorsa settimana sono stati uccisi 7 bambini, feriti altri 32 e quasi 50mila persone sono state sfollate, tra cui soprattutto donne e bambini che hanno subito più spostamenti a causa delle crisi precedenti. Noi per questo abbiamo chiesto alle parti in conflitto di rispettare il diritto internazionale umanitario, di rispettare i diritti. Lo stiamo dicendo per Gaza, per il Libano e per l'Ucraina. Dobbiamo dare la possibilità ai nostri operatori di agire in maniera rapida e sicura perché qui bisogna dare tutti i servizi salvavita necessari e bisogna sostenere tutti quelli che sono interessati da questo conflitto. Abbiamo chiesto che vengano cessate le ostilità per poter portare gli aiuti. I bambini vanno protetti e con loro alcune infrastrutture, come scuole e ospedali. Noi pensiamo che sia una crisi lontana da casa nostra ma è molto vicina e arriva perché in qualche modo destabilizza l'economia e porta con le migrazioni movimenti umani".
Secondo lei che succederà nelle prossime settimane?
"Tutte le potenze mondiali stanno in questa cosa, dentro il conflitto siriano si consumano strategie geopolitiche di altri paesi ed è molto complicato fare considerazioni su futuri scenari. In primis c'è la Turchia con i suoi interessi, e poi la Russia che sostiene il regime di Assad che a sua volta è appoggiato dall'Iran. Insomma, pensavamo che fosse un capitolo chiuso invece la caduta di Aleppo ha dimostrato il contrario. La cosa sconvolgente che riguarda la Siria è che lo scenario è meno netto del Libano e di Gaza, dove si sa chi attacca chi difende e perché. Qui invece è una partita geopolitica in cui giocano tantissimi Paesi e dal nostro punto di vista a farne le spese sono sempre i più piccoli".