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Elezioni europee 2024

L’Ungheria verso le elezioni europee 2024: Viktor Orban non è un sovranista come gli altri

Orban non è un sovranista come gli altri. Abbraccia posizioni nazionaliste ed euroscettiche, certo, ma per lui la soluzione non è abbandonare l’Unione europea o ridimensionarne il peso. Il premier ungherese vuole cambiarla dall’interno. Ecco come l’Ungheria si avvicina alle elezioni europee dell’8 e 9 giugno.
A cura di Annalisa Girardi
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Viktor Orban vuole marciare su Bruxelles e occupare le istituzioni europee. Lo ha detto lui stesso, aprendo la campagna elettorale in vista del 9 giugno: se si vuole continuare a garantire la sovranità e la libertà dell’Ungheria, ha detto, non c’è altra soluzione che occupare Bruxelles per portare personalmente il cambiamento che serve all’Unione europea.

Fissato in alto, sul suo profilo X, c’è un video che lo ritrae insieme ai leader della destra europea, tra cui Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Orban scrive che i sovranisti e le forze clericali sono in ascesa in tutta Europa, che non rappresentano le idee progressiste, ma i popoli. “Siamo il peggiore incubo dei burocrati di Bruxelles”, scrive, promettendo una vittoria alle elezioni europee e lanciando l’hashtag Make Europe Great Again, rifacendosi chiaramente allo slogan trumpiano.

Orban non è un sovranista come gli altri. Abbraccia posizioni nazionaliste ed euroscettiche, certo, ma per lui la soluzione non è abbandonare l’Unione europea o ridimensionarne il peso. Il premier ungherese vuole cambiarla dall’interno, stravolgerne il senso e influenzare le politiche comunitarie per trarre vantaggi personali, dalla questione ucraina a quella migratoria o ambientale.

Le prossime elezioni europee potrebbero rappresentare un’occasione senza precedenti. Non solo le forze sovraniste, conservatrici e clericali – come Fidesz, il partito che lui guida – stanno diventando centrali in tantissimi Paesi, ma all’Ungheria toccherà la presidenza di turno dell’Unione europea subito dopo il voto. Orban cercherà di sfruttare questa posizione privilegiata per influenzare il corso degli eventi e lasciare la sua impronta sull’inizio della nuova legislatura.

Il Podcast di Fanpage.it che racconta l'Ue al voto

Fanpage.it ha realizzato un podcast che si chiama "Inversione a Eu" e racconta tutti i Paesi membri e le regioni dell'Unione verso le elezioni, tra equilibri politici nazionali e sfide europee: si può ascoltare al link di seguito.

Fidesz, il partito di Viktor Orban

Fidesz è il primo partito in Ungheria, con un vantaggio di quasi trenta punti percentuali dalle altre forze politiche, secondo i sondaggi. Orban ne è il presidente da 20 anni e guida l’Ungheria da oltre 14. Nelle ultime settimane, però, l’opposizione si è fatta sentire. Migliaia di persone sono scese per le strade di Budapest per protestare contro il governo. A guidare le manifestazioni, un ex fedelissimo di Orban, Peter Magyar.

Orban, per la prima volta da molto tempo, si trova di fronte a una minaccia non trascurabile. Magyar si sta proponendo come il leader dell’opposizione e alle prossime elezioni europee vuole sfidare il premier. Fino a qualche mese fa, però, gli era vicinissimo. Non solo era un membro della dirigenza di Fidesz, così come del consiglio di amministrazione di diverse aziende di Stato, ma per anni è stato anche sposato con l’ex ministra della Giustizia di Orban, Judit Varga.

L'opposizione al premier ungherese

I due hanno divorziato l’anno scorso, ma è a febbraio di quest’anno che le cose sono precipitate. Varga è infatti rimasta coinvolta in uno scandalo che ha colpito anche l’ex presidente del Paese, Katalin Novak: si è infatti scoperto che Novak aveva concesso la grazia (con il consenso di Varga) a un uomo condannato in un caso di abusi su minori. Subito dopo lo scoppio dello scandalo, Magyar è uscito da Fidesz e ha promesso di voler combattere il governo di Orban e la corruzione nel Paese. Per poi dare il via alle manifestazioni di piazza.

L’opposizione a Orban è incredibilmente frammentata e Magyar sta provando a unirla in vista del voto europeo. Un’ambizione non da poco, considerando che Orban vince un’elezione dopo l’altra da anni. Alla tornata parlamentare del 2022 Fidesz ha ottenuto il risultato migliore dalla caduta del comunismo, oltre il 54%.  Una cosa va precisata: durante il suo secondo mandato Orban ha cambiato la legge elettorale per favorire il suo partito, ridisegnando i collegi: che le elezioni in Ungheria siano pienamente libere è messo in dubbio da diversi analisti, ma per ora hanno assicurato ad Orban di mantenere il potere.

Quello stesso giorno, tra l’altro, si sono anche votati dei referendum sull’educazione sessuale nelle scuole, in cui si chiedeva agli ungheresi se fossero d’accordo con l’insegnamento ai bambini di tutti gli orientamenti sessuali o con la promozione dell’esistenza dei trattamenti per cambiare genere. Oltre il 90% ha risposto di no.

I diritti delle minoranze in Ungheria

I diritti delle minoranze – della comunità Lgbt, delle donne e dei migranti – ormai da molti anni sono nel mirino delle politiche di Orban. Lui stesso ha definito più volte l’Ungheria come una “democrazia illiberale”: da quando ha preso il potere ha messo le mani sulla stampa, sulla magistratura, sulla scuola, inserendo suoi fedelissimi ovunque e rendendo il Paese sempre più autocratico. Gli spazi delle libertà personali e dei diritti sono sempre più ristretti. Quello del dissenso, è quasi inesistente.

Il caso di Ilaria Salis, l’attivista antifascista italiana arrestata e incarcerata in Ungheria, ha indignato il nostro Paese. Le immagini della donna condotta in tribunale in catene non sono degne di un Paese dell’Unione europea, abbiamo detto. Ma questa è la realtà in Ungheria ormai da diversi anni.

Il Parlamento europeo ha più volte criticato la compromissione dello stato di diritto nel Paese, sospendendo anche i fondi comunitari al Paese finché non avesse fatto passi avanti nella direzione indicata da Bruxelles. Il Partito popolare europeo, il principale schieramento politico a Strasburgo, invece nel 2019 ha deciso di sospendere Fidesz dal gruppo, come conseguenza delle politiche sui migranti e le minoranze. Ma Orban se ne è presto fatto una ragione e dopo le elezioni di giugno punta a entrare nei Conservatori e Riformisti, il gruppo guidato da Giorgia Meloni.

Da che parte stanno gli eurodeputati ungheresi

L’Ungheria elegge 21 eurodeputati al Parlamento europeo. Al momento, però, 13 membri della delegazione fanno parte del gruppo dei non affiliati: sono tutti gli esponenti di Fidesz. Per il resto, 5 europarlamentari ungheresi sono parte del gruppo dei Socialisti e Democratici, uno di quello dei Popolari e 2 di Renew, il gruppo dei liberali. Ora come ora non ci sono sono eurodeputati ungheresi nel gruppo dei Conservatori, ma Orban ha reso chiare le sue intenzioni.

Non tutti hanno preso bene la notizia. Il partito di estrema destra svedese, i DS, ha minacciato di uscire dal gruppo se entrerà Fidesz. La Svezia è entrata nella Nato dopo l’invasione russa dell’Ucraina e da quel momento ha sostenuto politiche fortemente atlantiste: i nazionalisti svedesi ora non accettano di lavorare fianco a fianco di un partito filo russo, che difende gli interessi di Mosca in Europa.

Orban è sempre stato vicino a Putin. Anche dopo lo scoppio della guerra la sua postura non è cambiata. Lo scorso marzo è stato praticamente l’unico leader occidentale a congratularsi con il presidente russo per la sua – ennesima – rielezione. Non solo: l’Ungheria di Orban ha contrastato fino all’ultimo l’adesione della Svezia alla Nato e si è anche opposta al pacchetto di aiuti all’Ucraina, esercitando il suo potere di veto al Consiglio europeo. Il premier ungherese accusa i “burocrati di Bruxelles”, così chiama gli esponenti delle istituzioni europee, di essere a favore della guerra. E auspica una maggioranza per la pace in Europa, affermando che questo è quello che c’è in gioco alle prossime elezioni europee. Il timore, però, è che quelle che lui chiama forze per la pace siano semplicemente forze filo russe.

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