L’Ue pronta a riaprire i confini esterni: possibili frontiere chiuse per Usa, Brasile e Russia
La riapertura dei confini esterni dell’Unione europea è attesa per il primo luglio. Ma con una probabile esclusione: gli Stati Uniti. La decisione finale dovrebbe essere presa nei prossimi giorni. I governi Ue stanno proseguendo nel confronto per decidere come procedere dopo la fine della chiusura dei confini esterni. L’obiettivo è quello di arrivare a un coordinamento tra tutti i 27 stati membri, evitando che si vada in ordine sparso. L’Ue non ha potere decisionale sul tema, ma fornirà una raccomandazione ai 27 Paesi che dovranno riaprire le frontiere dopo le chiusure per il Covid. L’area Schengen è stata già riattivata dal 15 giugno e dal primo luglio si riattiveranno anche i collegamenti con gli altri Paesi esterni all’Ue.
Riapertura frontiere Ue: esclusi Usa, Brasile e Russia
Al momento l’ipotesi più probabile è quella che venga stilata una lista che contiene tutti i Paesi verso cui sarà concesso la riapertura. Anzi, due liste. L’Ue vuole evitare che ogni Paese abbia le sue regole e che apra i confini anche a chi proviene da Paesi in cui i contagi sono elevati. Ancora non c’è un accordo definitivo sui criteri per stilare la lista, ma qualche indicazione sembra già essere emersa. La prima certezza è che ad ora non rientrano in questa lista gli Stati Uniti, il Brasile e la Russia.
Le due liste dei Paesi a cui l'Ue aprirà le frontiere
Il New York Times ha anticipato la notizia ritenendo che l’ipotesi dell’esclusione degli Usa sarebbe un “duro colpo per il prestigio americano alla gestione dell’emergenza negli Usa da parte del presidente Trump”. Secondo il giornale statunitense le liste stilate finora dall’Ue sono due, entrambe seguendo criteri strettamente scientifici e non politici. E in entrambe non ci sarebbero Usa, Brasile e Russia, paesi in cui il tasso di infezione medio negli ultimi 14 giorni è di 107, 190 e 80 casi ogni mille abitanti, contro un dato Ue di 16. La prima lista contiene i 47 Paesi che hanno un tasso inferiore a quello Ue. La seconda riporta i 54 Paesi con un dato inferiore a 20 ogni 100mila abitanti. In entrambi i casi rientrerebbero anche stati come la Cina. Le liste, comunque, sono modificabili sulla base dell’andamento epidemiologica del Covid-19 nei singoli Paesi.