Luca Attanasio, arrestati in Congo i presunti assassini: “Volevano rapirlo e chiedere riscatto”
Un sequestro a scopo di riscatto. Ci sarebbe questo alla base dell'uccisione dell'ambasciatore italiano Luca Attanasio morto in Congo lo scorso febbraio insieme al suo carabiniere di scorta Vittorio Iacovacci e all’autista, Mustafa Milambo in uno scontro a fuoco. È questo quanto dichiarato dal comandante di polizia del Nord Kivu, il generale Aba Van Ang, che ieri ha mostrato le immagini dei presunti assassini del diplomatico italiano arrestati a quasi un anno dall'assalto al convoglio dove viaggiava Attanasio.
Notizie che al momento sono in corso di verifica da parte della Farnesina che ha fatto sapere che è in corso una "prudente valutazione delle notizie che arrivano dal Congo" mentre i pm di Roma chiederanno per vie ufficiali i verbali delle dichiarazioni rese dagli arrestati per esaminarli e riscontrare l'eventuale responsabilità oggettiva. "Ecco i colpevoli dell’uccisione dell’ambasciatore italiano. Volevano rapirlo. E chiedere un milione di dollari di riscatto", ha spiegato davanti a un gruppo di giornalisti il comandante di polizia mentre sul prato della caserma di Goma, c'erano seduti, ammanettati, i sei presunti assassini. Tra loro mancherebbe però colui che di fatto ha premuto il grilletto, il capo della banda che, come riporta il Corriere della Sera, è piuttosto noto alle forze dell'ordine che lo conoscono col nome di Aspirant: "È ancora in fuga, ma gli stiamo dando la caccia", spiegano ai reporter, senza però fornire dettagli su come si è giunti alla cattura del commando che il 22 febbraio scorso tese un'imboscata alle auto dell'Onu a bordo delle quali stava viaggiando Attanasio.
La morte sarebbe stato solo un incidente rispetto a un assalto che aveva invece uno scopo ben preciso, come spesso accade in casi del genere: "Ora lancio un appello alla giustizia – ha concluso il generale del Nord Kivu – che questi criminali siano puniti tenendo conto di tutto quel che hanno fatto sopportare alla nostra popolazione". Intanto oltre all'inchiesta aperta in procura a Roma, prosegue anche quella interna all'Onu visto che il giorno del suo omicidio, Attanasio stava viaggiando a bordo di auto del World Food Program, tanto che nei mesi scorsi è stato iscritto nel registro degli indagati un funzionario congolese del World Food Program, sospettato d’avere trascurato le misure di sicurezza previste per il trasporto dei diplomatici.
Il padre di Luca Attanasio: Questi arresti non chiariscono cosa sia accaduto
"Non è la prima volta che dal Congo arrivano notizie del genere che poi si rivelano essere una farsa. Per cui non vorrei fare alcun commento sugli arresti prima che le nostre autorità abbiamo controllato e certificato l'operato della Polizia congolese. Fino ad allora per noi famigliari questi arresti non contano nulla", il commento di Salvatore Attanasio, padre di Luca. Intervistato dall'Ansa ha poi aggiunto: "Il governo del Congo ha l'obiettivo di chiudere in tutta fretta questo caso, che per il Paese è piuttosto spinoso e quindi cerca di liquidare in fretta
e in modo semplicistico la vicenda. Anche se queste persone fossero davvero gli assassini di Luca, questo non basta per fare chiarezza, in quanto bisogna chiarire le responsabilità del Pam (il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite ndr), che a nostro avviso sono molto gravi per non aver previsto la
necessaria protezione alla missione".