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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

L’Onu dice che la Striscia di Gaza è diventata una “zona di morte post apocalittica”

“La realtà a Gaza è una realtà post-apocalittica, tutto è stato distrutto, i combattimenti continuano. Stiamo assistendo all’emergere di una sorta di mondo distopico post-apocalittico”. Lo ha detto Philippe Lazzarini, Commissario generale dell’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa). Da quando gli attacchi israeliani sono ripresi, il 18 marzo, si contano oltre 1.500 morti.
A cura di Luca Pons
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"La realtà a Gaza è una realtà post-apocalittica". Non ha usato mezzi termini Philippe Lazzarini, Commissario generale dell'Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) per descrivere la situazione che oggi vede chi osserva la Striscia, a oltre un anno e mezzo dall'attacco del 7 ottobre 2023 e dall'inizio dei bombardamenti e degli attacchi israeliani, che sono ripresi il 18 marzo dopo due mesi di tregua: "Tutto è stato distrutto, i combattimenti continuano. La zona è diventata una specie di zona di morte per la popolazione, e stiamo sostanzialmente assistendo all'emergere di una sorta di mondo distopico post-apocalittico".

Lazzarini lo ha detto parlando ad Al Jazeera, descrivendo l'esperienza dei palestinesi: "Sopravvivere è diventato una lotta quotidiana per chiunque si trovi nella Striscia". Il commissario ha anche commentato l'uccisione di quindici medici palestinesi, le cui immagini hanno smentito la versione ufficiale dell'esercito israeliano e hanno mostrato che si è trattato di una vera e propria esecuzione: "È scioccante, un nuovo punto più basso. Stiamo chiedendo che ci sia un'indagine internazionale, potrebbe essere un crimine di guerra".

Come detto, gli attacchi militari di Israele sono ripresi il 18 marzo, rompendo così la tregua che era in atto dal 19 gennaio. Il ministero della Salute palestinese stima che, dalla ripresa dei bombardamenti, siamo state uccise oltre 1.500 persone.

Il governo israeliano di Benjamin Netanyahu (su cui pende un mandato di arresto della Corte penale internazionale) ha trovato un nuovo e deciso alleato in Donald Trump, che ha già incontrato Netanyahu a Washington due volte e ha sostenuto dall'inizio l'offensiva militare di Israele. Come è noto, il presidente degli Stati Uniti ha presentato un piano per quella che di fatto sarebbe una rimozione forzata del popolo palestinese – anche se lui insiste a parlare di "migrazione volontaria" – e la successiva trasformazione della Striscia in una "proprietà immobiliare preziosa".

Negli ultimi giorni, da parte dell'Europa è arrivata una reazione a questo progetto. In particolare è stato il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, a rispondere a Trump dicendo che Gaza "non è un progetto immobiliare", ma un luogo in cui "ci sono due milioni di persone intrappolate dopo mesi di terribili bombardamenti", in cui "decine di migliaia di persone hanno perso la vita, ci sono decine di migliaia di bambini mutilati e senza famiglia".

La presa di posizione di Macron è arrivata il giorno prima che il presidente francese comunicasse la volontà di riconoscere lo Stato di Palestina: "Dobbiamo andare verso un riconoscimento dello Stato palestinese. Nei prossimi mesi, in collaborazione con l'Arabia saudita, presiederemo la conferenza sulla Palestina durante cui potremmo finalizzare un movimento riconoscimento reciproco da parte di diversi Paesi", ha annunciato giovedì. Israele ha reagito dicendo che riconoscere la Palestina "allontanerebbe la pace". Finora i Paesi europei che riconoscono lo Stato palestinese sono Irlanda, Spagna, Norvegia (tutti e tre dal 2024), Svezia, Cipro, Slovenia, Cechia, Polonia, Bulgaria e Romania. L'Italia, invece, no.

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