L’ONU condanna la brutale repressione del regime siriano
La brutale repressione in atto in Siria è da settimane sotto gli occhi del mondo. Centinaia di persone sono state uccise in vere e proprie azioni di guerra ordinate dal governo per sedare le proteste. Ma la comunità internazionale, a differenza di quanto fatto in Libia contro Gheddafi, è restata a lungo e colpevolmente in silenzio. Era sembratto piuttosto strano che se da una parte gli Stati Uniti e l’Europa erano intervenuti con fermezza in Libia, dove la NATO sta continuando i bombardamenti aerei contro il regime, dall’altra avevano appena alzato la voce contro il governo siriano, imponendo lievi sanzioni economiche al regime, ma senza mai prendere una posizione netta contro il dittatore Bachar el Assad.
Dopo più di mille morti, bombardamenti aerei, fosse comuni e migliaia di arresti, finalemente l'ONU ha condannato la brutale repressione del regime siriano confermando che le forze di sicurezza del governo, nell'intento di fermare le proteste contro il regime di Bachar el Assad, hanno ucciso, arrestato e torturato centinaia di persone. A comunicarlo è stato il Consiglio dei Diritti Umani dell'ONU in un documento presentato oggi e basato su numerose denunce da parte di molti attivisti per i diritti umani, gruppi della società civile, mezzi di comunicazione, vittime e testimoni.
Interi villaggi sono stati assediati, tra cui Deraa, per impedire ai civili di fuggire, privandoli molto spesso degli alimenti e dell'assistenza sanitaria necessaria. Secondo il documento dell'Onu presentato al Consiglio dei Diritti Umani, i morti causati dalla repressione sarebbero almeno 1.100 tra i quali molte donne e bambini, mentre le persone arrestate sarebbero almeno 10.000. "Civili disarmati" sono stati presi di mira da "cecchini appostati sui tetti degli edifici e dai mezzi corazzai dispiegati in zone densamente popolate" recita il rapporto dell'Onu, nel quale viene anche confermato l'uso di elicotteri da combattimenti per attaccare la città di Jisr al Shungun, attacchi violentissimi che hanno causato la fuga di migliaia di siriani verso la Turchia.
Anche il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha chiesto nuovamente al presidente della Siria, Bachar el Assad, di attuare immediatamente le riforme "prima che sia troppo tardi invitando Assad e le autorità siriane a "rispettare i diritti della popolazione e a dare ascolto alle sue rivendicazioni".