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Londra, ambientalisti spruzzano “sangue” contro Ministero del Tesoro. Protesta finisce male

Quattro attivisti di ‘Extinction Rebellion’, il movimento contro i cambiamenti climatici, si sono presentati davanti alla sede del ministero delle finanze britannico, a Londra. Utilizzando un’autopompa dei vigili del fuoco, hanno provato a spruzzare sangue finto contro la facciata dell’edificio, anche se dopo qualche istante hanno perso il controllo del bocchettone…
A cura di Biagio Chiariello
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Un flusso di sangue finto è stato sparato di fronte al palazzo del Tesoro del Regno Unito a Westminster, a Londra, dagli attivisti di Extinction Rebellion, un movimento che si batte contro i cambiamenti climatici. La protesta però non è riuscita a pieno: i quattro, vestiti in abito da funerale, hanno puntato il bocchettone di un'autopompa antincendio, direttamente da un mezzo dei pompieri, verso la facciata del palazzo che intendevano ricoprire con quello che in realtà era succo di barbabietola, di colore rosso. Ma a causa di un malfunzionamento il liquido si è invece riversato sul marciapiede. Sono quindi saliti sopra l'autobotte e hanno srotolato un cartellone con la scritta ‘Basta finanziare la morte climatica‘.

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Dopo pochi minuti sono intervenuti alcuni agenti della polizia che li hanno fermati. Il gesto voleva essere un atto di protesta contro l’impegno militare del Regno Unito in Medio Oriente e contro l’impiego massiccio dei combustibili fossili. Per questo, i membri di Extinction Rebellion hanno scelto per la loro protesta l'edificio dove ha sede il Dipartimento governativo del Regno Unito, responsabile per lo sviluppo e l'esecuzione delle politiche di finanza pubblica e la politica economica del governo britannico. “Serve una vera presa di coscienza su come sono spesi i soldi dal governo – ha detto Mark Ovland, uno degli attivisti arrestati – Le decisioni prese all’interno di questo palazzo ci porteranno verso un non-futuro. Stiamo finanziando sussidi per l’uso di combustibili fossili e per progetti tutti incentrati sul carbone. Dobbiamo ripensare tutto questo, altrimenti saremo in pericolo”.

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