Era il 15 luglio 1997, esattamente 25 anni fa, quando veniva aperto il fascicolo n. 971662 per la morte di Gianni Versace. Fascicolo affidato al detective Paul Markus che conteneva i seguenti dati.
Vittima: Versace Gianni, anni 52. Maschio, bianco, domiciliato all’1116 di Ocean Drive, Miami Beach.
Luogo e data dell’aggressione: 15 luglio 1997, 1116 di Ocean Drive.
Ora e luogo della morte: 9.20 am, Jackson Memorial Hospital.
Ma chi era Gianni Versace? Classe 1946, con la sua Medusa ha fatto del “Made in Italy” una garanzia nel panorama internazionale. Un vero artista che è stato in grado di coniugare la sua formazione sartoriale, appresa nella bottega materna a Reggio Calabria, con l’esperienza maturata prima di fondare la sua maison di moda.
Spregiudicato nelle linee, ha sin dagli esordi esagerato nei colori e nelle forme riuscendo a sdoganare sulle passerelle di tutto il mondo la pelle e la seta. Contribuendo così a creare una moda sexy e glam.
Ma a consacrarlo nel mondo del glamour è stata Elizabeth Hurley. Era il 1994 e l’occasione era la première del film Quattro matrimoni ed un funerale. Mano nella mano con l’allora fidanzato Hugh Grant, la diva di Hollywood indossava un sensualissimo tubino nero con le spille da balia oro. Quel “pin dress”, come ribattezzato dai media di tutto il mondo, era destinato a consacrare la creatività di Gianni Versace.
Il carisma ammaliante ed ipnotico della Medusa. Il mito di Gianni Versace. Il mito di chi ha coniato il termine di stilista e ha trasformato in vere e proprie star le top model del momento, da Naomi Campell a Claudia Schiffer.
Tornando al 15 luglio, erano le 8.46 quando lo stilista venne raggiunto da due colpi di arma da fuoco mentre inseriva la chiave nella serratura della propria abitazione. Il primo alla nuca. Il secondo al volto, quando Gianni era ormai riverso a terra.
I colpi, si scoprirà, erano partiti da una Taurus calibro 40. Il primo a soccorrerlo era stato Antonio D’Amico, compagno storico di Versace. Ma per lui non c'era già più nulla da fare.
Chi poteva odiare fino ad uccidere lo stilista italiano? Mentre le indagini apparivano fin da subito lacunose, Casa Casuarina diventava il terzo edificio fotografato degli Stati Uniti. Secondo solamente alla Casa Bianca e a Graceland, dove ha vissuto Elvis Presley.
E così, il giorno del funerale di Gianni, in piazza Duomo a Milano, hanno pianto Elton John, Sting, l’inseparabile Naomi Campbell e la principessa Diana. Sembrava la prima fila di una delle sue sfilate, ma era l’ultimo saluto.
Serial killer di professione e con un trascorso da gigolò di alto borgo, Andrew Cunanan concentrerà la carriera da pluriomicida nei suoi ultimi tre mesi di vita. Era il 1997. E nei suoi 90 giorni da serial killer si dirà di tutto e di più sul suo conto. Consumatore abituale di droghe e lo spettro dell'Aids, ha studiato ogni singolo dettaglio del suo piano criminale. Del resto, era arrivato da Chicago soltanto per questo. Per uccidere Gianni Versace.
Nonostante Cunanan vantasse la conoscenza con quest'ultimo, il compagno storico ha sempre negato che i due si conoscessero. Forse, si ipotizza, potevano essersi incontrati in maniera fortuita a una festa.
La scena del crimine racconta tutto dell'omicidio e della personalità del suo assassino. Il primo colpo esploso dalla Taurus aveva fatto precipitare il corpo di Versace a terra. E per verificare che l’omicidio fosse compiuto, Cunanan aveva puntato l’arma sul volto della sua preda, all’altezza della guancia sinistra. Un’esecuzione.
E la modalità con la quale ha sparato la seconda volta, al volto con pistola a contatto, appunto, nasconde e cela la ritualità dell’omicidio. “The Murder of a Fashion King”, come ribattezzato, voleva eliminare un simbolo, annientarlo. Non bastava ucciderlo fisicamente, ma occorreva anche sfigurarlo. Al volto di Gianni, nella sua mentalità distorta, avrebbe dovuto sovrapporsi il suo. Era nato per non essere dimenticato.
Andrew era un uomo animato da un rancore e una rabbia tagliente e ingestibile. Ingestibile al punto da guidarlo nello scegliere una vittima precisa, predestinata e soprattutto glamour. Per arrivare all’1116 di Ocean Drive, aveva percorso sessanta isolati a piedi. Niente e nessuno avrebbe potuto distoglierlo. Del resto, era andato a Miami proprio per questo.
Nonostante fosse un noto serial killer, tra i più ricercati dall’FBI, che il 12 luglio del 1997 lo aveva inserito nella FBI Ten Most Fuggitives, uccidere il re del fashion gli avrebbe dato ciò che gli altri omicidi non gli avrebbero restituito: l’immortalità e la fama.
Gianni rappresentava ciò che il gigolò non era e non sarebbe mai potuto diventare. Era ossessionato dalla popolarità e uccidere come aveva fatto fino a quel momento – gli omicidi commessi erano quattro – non gli bastava più.
Cunanan attendeva da tempo quel momento. Dopo quell’esecuzione, sarebbe passato alla storia perché nessuno avrebbe potuto più parlare di Versace senza associarlo al suo nome.
Una morte, quella di Gianni, che rispecchia ampiamente i tratti caratteriali del suo serial killer. Narcisista maligno, animato da uno smodato egocentrismo e dalla costante fame di ammirazione. Malato di attenzione, quelle che gli erano mancate da piccolo.
Persino il suicidio nella House-Boat, perché di suicidio si è trattato, ha celato per l’uomo un significato simbolico. Niente messa in scena per archiviare velocemente l’inchiesta.
Ma andiamo per gradi. Dopo alcune falle investigative e la tesi del delitto di mafia, poi sconfessata, tutta l'America attendeva solamente l'arresto di Cunanan. L'uomo era riuscito a nascondersi per qualche giorno in una casa galleggiante disabitata. Si nutriva mangiando gli avanzi presenti, ma la sua presenza venne segnalata dal custode Fernando Carreira alle autorità. Per Cunanan era arrivata la fine.
Ormai braccato, e con lo spettro della detenzione a vita, lui, e soltanto lui, avrebbe potuto decidere quando uscire di scena. Portando per sempre con sé tutti i segreti del delitto più patinato degli anni 90. Si è sparato un colpo dritto in gola.
E lo ha fatto per non rovinare il suo bel volto, simbolo della sua carriera criminale e della volontà di rimanere nell’eternità come l’assassino di Gianni Versace.