Lockdown a Shanghai, proteste e scontri con la polizia: “Mancano cibo e medicinali”
A Shanghai il governo cinese non arretra: ancora lockdown duro per spegnere il più grande focolaio di Covid in Cina dall'inizio della pandemia. Questo mentre i casi giornalieri di contagio continuano a essere superiori ai 20mila, anche se la maggior parte delle persone positive è asintomatica. Intanto esplodono le proteste in una città stremata da 18 giorni di chiusura totale. Alcuni abitanti si sono scontrati con la polizia, che aveva ordinato loro di lasciare le proprie case per consegnarle ai pazienti affetti dal coronavirus. Lo si vede da alcuni video postati sui social media cinesi, come rara testimonianza del crescente malcontento della megalopoli, cuore economico della Cina. Non solo: giovedì, sempre sui social, sono circolati dei video in cui si vedono dei cittadini che urlano contro schiere di poliziotti in tenuta anti-sommossa, che cercano di sfondare la loro linea.
In una clip si riconosce la polizia mentre compie diversi arresti, con le persone li accusano di colpirli. La rabbia della popolazione, quindi, si fa quasi incontenibile, ma non solo perché stanca delle restrizioni. I residenti si continuano infatti a lamentare dell'oramai insostenibile carenza di cibo e medicinali, mentre il governo di Pechino e le autorità locali si sforzano a ripetere che tutti i beni di prima necessità sono disponibili e pienamente accessibili.
Intanto nella città, secondo quanto trapela, ci sarebbero trasferimenti forzati nei centri per la quarantena, oltre che esecuzioni di cani e gatti per paura del contagio. Nelle sale congressi e le palestre riconvertite per ospitare i pazienti Covid, quindi, mancherebbero le docce e i letti, con condizioni igieniche che lasciano a desiderare e la luce continuamente accesa, giorno e notte. Non si fanno sconti a nessuno, nemmeno i bambini, come dimostrano alcuni video in cui si vedono i piccoli mentre vengono lasciati soli dopo essere stati portati via da genitori guariti dal virus o risultati negativi ai tamponi. Nei giorni scorsi anche un cittadino italiano residente in città, Martino, aveva raccontato ai nostri media le difficoltà della vita nella megalopoli.
Contro le misure più dure del lockdown, a partire da quelle contro i bambini, si sarebbero scagliati diversi diplomatici europei che si trovano Shanghai, con il risultato che i funzionari pare abbiano deciso di ammorbidire le politiche di contenimento del virus.