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Lo stragista Breivik fa causa alla Norvegia per l’isolamento in carcere: “Lo spinge al suicidio”

L’avvocato del killer di Utøya del 2012 denuncia che il lungo periodo di “assenza significative” in carcere ha portato il suo cliente ad avere tendenze suicide. Breivik, che nella sua cella ha una palestra, una sala Tv, una XBox e tre canarini, può avere contatti solo due altri detenuti.
A cura di Biagio Chiariello
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Da oltre 12 anni vive nel penitenziario di Ringerike. Nella sua cella c'è una cucina, una palestra, una sala Tv, una consolle per videogiochi, tre uccellini. Nessun contatto umano, però. E questo per il neonazista norvegese Anders Behring Breivik, che nel 2011 uccise 77 persone in un duplice attentato terroristico, costituirebbe una violazione dei propri diritti umani.

Il 44enne, che già in passato aveva fatto causa al governo della Norvegia per gli stessi motivi, Breivik – testa rasata, giacca e cravatta – oggi 8 gennaio è giunto nell'aula della prigione di massima sicurezza dove è rinchiuso dal 2012, per il primo di 5 giorni di processo senza rilasciare dichiarazioni o fare gesti provocatori come avvenuto altre volte.

Il detenuto norvegese sostiene che l’isolamento a cui è sottoposto da quasi undici anni e mezzo violi l’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani (Cedu), che vieta i trattamenti disumani e degradanti. Inizialmente un tribunale di Oslo aveva dato ragione a Breivik, ma l'appello aveva ribaltato la sentenza, e anche la Corte europea dei diritti dell’uomo gli aveva dato torto

“Il lungo periodo di isolamento e di assenza di interazioni significative si è ora concretizzato nei danni causati dalla sua detenzione, compreso il fatto che ora ha tendenze suicide. L’isolamento è diventato più pesante con il passare del tempo. Attualmente Breivik ha contatti solo con altri due detenuti, con i quali ha un contatto di un’ora ogni due settimane” ha dichiarato il suo avvocato Oeystein Storrvik all’emittente pubblica norvegese Nrk.

Oltre a chiedere l‘interruzione dell'isolamento, Breivik vorrebbe anche una riduzione dei filtri alla sua corrispondenza con il mondo esterno.

Era il 22 luglio del 2011 quando Anders Behring Breivik fece prima esplodere una bomba nei pressi della sede del governo a Oslo, uccidendo otto persone: quindi raggiunse l’isola di Utøya, dove si stava tenendo un campo estivo dei giovani laburisti e compii una strage: 69 persone, in maggioranza adolescenti, furono trucidate.

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