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Conflitto Israelo-Palestinese

Lo scrittore Yousef, il clown Ahmed, il 13enne morto da solo: le storie tra i 40mila morti a Gaza

“Heba Al Majdalawi, era sposata da otto anni e non aveva figli. Ha studiato all’università per quattro anni e lavorava come professoressa”, su Fanpage.it le storie di alcune delle 40mila persone uccise dai bombardamenti israeliani a Gaza dal 7 ottobre ad oggi.
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Yousef Dawas
Yousef Dawas
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Non è facile immaginarsi un numero, 40mila persone, è qualcosa di astratto. Non è facile immaginarsi la consistenza di 40mila corpi morti, l’immensità di 40mila vite cancellate. Da giovedì è ufficiale: sono 40mila le persone assassinate dalle bombe israeliane a Gaza in poco più di dieci mesi. A renderlo noto è il Mistero della Salute di Gaza.

È sconvolgente se si pensa che in venti anni di guerra in Afghanistan i civili uccisi dai bombardamenti statunitensi sono stati poco più di 46mila. L’esistenza delle persone però non può essere ridotta ad un numero, e il peso di 40mila vite umane perse diventa più chiaro se a queste persone viene restituita la propria storia, il proprio volto, il proprio nome. A chi è sopravvissuto fino ad adesso rimane il compito di raccontarle, a noi il dovere di ricordale nel tempo.

Yousef Dawas, operatore umanitario e poeta

Yousef Dawas, poco più di vent’anni, era uno scrittore, un poeta e un operatore umanitario di Tamer, organizzazione educativa che opera sia in West Bank che a Gaza dando supporto psico-sociale tramite l’arte e la letteratura. Co-fondatore di “WANN”, un'iniziativa in cui “i giovani palestinesi raccontano le loro storie dietro i numeri dei notiziari”. Era un membro dei gruppi letterari giovanili “Yar'at” e “Voci dalla Palestina”.

“Yousef era un appassionato lettore e scrittore, con una particolare predilezione per l'espressione in inglese”, scrive l’organizzazione Tamer in un post Facebook pubblicato il 14 ottobre 2023, subito dopo aver saputo della sua morte. Amava l'equitazione, la fotografia e suonare la chitarra.

Dawas stava studiando per diventare psicoanalista, questo era il suo sogno insieme a quello di visitare tutta la Palestina. “Attraverso i suoi scritti, ha condiviso il suo profondo amore per la vita esprimendosi anche nelle circostanze più difficili”, continua nel suo omaggio a Yousef Dawas, l'Istituto Tamer.

In una delle sue ultime poesie scrisse: "Piano piano, poco alla volta, lo sostituirò con un nuovo rituale, se non per tanto tempo, almeno per un po', seppellirò me stesso con uno splendido grande sorriso, disegniamo noi stessi all'interno di queste sagome di gesso, cancelliamo noi stessi all'interno di queste sagome di gesso, e così via, e così sia…"

Dawas non ha mai visto il mondo, lo immaginava e lo raccontava da dentro la sua “amata prigione” di Gaza. Dawas non ha mai nemmeno esaudito il suo sogno di visitare il resto della Palestina occupata, alla quale è impossibile accedere per un cittadino di Gaza se non tramite un permesso speciale. Dawas è stato ucciso insieme ai suoi familiari quando un attacco aereo israeliano ha colpito la sua casa il 14 ottobre a Beit Lahia, nel nord della Striscia.

Ali al-Sharawi e il ristorante di Gaza City

“Siamo sopravvissuti alle ultime tre guerre, ma non è questo il problema. In questo posto le guerre vanno e vengono. Qui la lotta più grande è quella di non perdere la speranza. E l'unico modo che ho per farlo è creare il mio mondo e diventare ignaro”, diceva nel 2017 Ali al-Sharawi in un’intervista con il direttore dell’UNRWA.

Ali al-Sharawi
Ali al-Sharawi

Ali al-Sharawi era un cameriere del ristorante Mazaj, a Gaza City. “Nei 5 anni che ho vissuto a Gaza il Mazaj era diventato un po' il mio secondo ufficio. Il primissimo giorno in cui ho messo piede nella Striscia, nel 2011, il mio collega Yousef mi ha portata in quel bar perché era l’unico che faceva un buon espresso. Da allora, ogni giorno, mi portavo il computer e lavoravo da lì. È lì che ho conosciuto Ali al-Sharawi”, racconta Valentina Venditti, operatrice umanitaria del CISS.

“Ali è stato prima il mio cameriere preferito poi è diventato un amico, un punto di riferimento. Aveva la capacità di mettere chiunque a proprio agio, scherzava sempre e ogni volta che mi vedeva metteva allo stereo qualche canzone italiana facendo finta che la stessero passando alla radio”.

Ali al-Sharawi aveva 45 anni quando è stato ucciso da un bombardamento israeliano lo scorso novembre. “L'ultima volta che ho visto Ali è stato nel 2023, sempre con lo stesso sorriso, solo con qualche anno in più. Uno dei ragazzi più dolci, più simpatici che ho avuto la fortuna di avere nella mia vita. Ali non c'è più. Anche lui ucciso dai bombardamenti israeliani”, conclude Venditti.

Ahmed Awad e l'arte circense

Una foto ritrae Ahmed Awad, vestito da clown e circondato da bambini. Awad era uno dei clown del team del CISS. Anche lui stava a nord della Striscia di Gaza. Aveva una quarantina d’anni e sin dall’inizio dell’offensiva a Gaza non ha mai smesso di fare il clown per i bambini nei campi. Anche lui lo scorso ottobre è stato assassinato dall’esercito israeliano.

Ahmed Awad
Ahmed Awad

Nur Abo Zeda, 13 anni e il sogno di girare il mondo

“Il 14 ottobre 2023 un'intera piazza residenziale è stata bombardata, e ci sono stati molti morti, feriti e case distrutte, tra cui quella di Sami Ziada, mio cognato. In quella casa c'erano molte donne e bambini sfollati, eravamo tutti rifugiati li. Sami e suo fratello sono stati uccisi subito. Ma noi non sapevamo chi era stato ammazzato e chi era ancora sotto le macerie della casa. Ci siamo immediatamente spostati in ospedale e abbiamo iniziato a cercare tra i corpi morti per riconoscere i nostri parenti”, racconta Mohammed a Fanpage.it dalla sua tenda a Deir al Balah.

“Abbiamo subito identificato il corpo di un parente e alcuni feriti, ma non abbiamo trovato gli altri. Non trovavamo Nur, mio nipote di 13 anni, solo dopo più di una settimana, abbiamo saputo che era stato ammazzato”. Nur Abo Zeda è stato sepolto all’oscuro della sua famiglia.

Nur Abo Zeda
Nur Abo Zeda

“Aveva solo 13 anni, era un bambino molto bravo, voleva girare il mondo, voleva scoprire com’erano fatte le città all’estero, e il suo sogno era lavorare come capitano per poter viaggiare. È morto da solo in ospedale, senza la sua mamma, senza la sua famiglia. Io non l’ho nemmeno potuto salutare, il funerale l’ha fatto l’ospedale in cui è morto, ancora oggi mi sento male per questo”, continua lo zio.

L'insegnate Heba Al Majdalawi

E dopo più di un giorno di ricerca a mani nude tra le macerie, Mohammed estrae dalle rovine della casa anche il corpo di sua sorella. “Ho ritrovato mia sorella morta dopo due giorni dal bombardamento. Heba Al Majdalawi, così si chiamava, non aveva figli ma era sposata da otto anni. Ha studiato all’università per quattro anni e lavorava come professoressa. Aveva 38 anni ma era buona come una bambina. Abitava in un posto vicino al mare, dove ci sono tanti cani e gatti. C’è un cane a cui era molto affezionata e a cui dava sempre da mangiare. Ricordo che era spaventatissima che il cane morisse all’inizio della guerra. Mi diceva sempre che i cani sono più buoni delle persone, ti rimangono fedeli per tutta la vita, le persone no, le persone sanno essere molto cattive”.

Heba Al Majdalawi
Heba Al Majdalawi

Mohammed ha seppellito la sorella Heba Al Majdalawi lo scorso ottobre, prima di spostarsi decine di volte lungo la Striscia alla ricerca di un luogo sicuro. “Mezz’ora fa ci hanno avvisati dicendo di lasciare la parte est di Deir al Balah, dove mi trovo con i miei figli insieme ad altre migliaia di sfollati nelle tende, perché dicono che non è più sicuro stare qui. Io non so dove andare, non c’è più posto, non so davvero cosa fare”, continua al telefono.

Poi si ferma un attimo, respira, alza la voce per coprire il rumore dei droni in sottofondo e dice: "La mia famiglia però è fortunata, siamo fortunati perché ancora non siamo morti tutti”.

Quelle di Yousef, Ali, Ahmed, Nur e Heba sono solo cinque delle 40mila persone palestinesi uccise dall’esercito israeliano dall’inizio dell’offensiva a Gaza ad oggi. Forse se proviamo a moltiplicare le loro storie per 40mila, avremo una vaga idea della consistenza che hanno 40mila morti, in 10 mesi.

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