Lo scandalo delle tesi copiate travolge il Presidente dell’Ungheria. Ma in Italia?
Nulla ha potuto contro l'indignazione della pubblica piazza. Pal Schmitt ha rassegnato le dimissioni dall'incarico di Presidente dell'Ungheria. Troppo roventi le polemiche di chi lo accusava di aver copiato la sua tesi di dottorato sui giochi olimpici del 1992 dalle analisi ei saggi di due esperti del settore, il bulgaro Nikolai Georgiev ed il tedesco Klaus Heineman. L'ormai ex capo dello stato magiaro ha annunciato il suo passo indietro stamattina in Parlamento, mentre all'esterno dell'assemblea protestavano i manifestanti. Schmitt si è proclamato innocente, puntando il dito contro i suoi «nemici» politici che con questa accusa hanno voluto «gettare fango su lui e il Paese.» Schmitt, eletto nel 2010, ha dichiarato: «Questo mio problema personale, divide la mia amata nazione, piuttosto che unirla. E' mio dovere concludere il mio mandato e dimettermi da presidente dell'Ungheria».
L'annuncio delle dimissioni di Schimtt è stato accolto con un applauso dai deputati ungheresi. L'ex Presidente ha poi aggiunto di essere intenzionato a fare causa all'Università Semmelweis, che gli ha revocato il titolo di dottorato (decisione che in teoria spetta ad un tribunale). C' è da dire che lo scandalo del plagio ha indotto alle dimissioni lo stesso rettore universitario, Tivadar Tulassay, che ha affermato di non sentire più la fiducia del governo di Budapest nei suoi confronti. Ora spetterà al primo ministro Orban e alla sua maggioranza scegliere un nuovo capo dello Stato, ma soprattutto restituire credibilità ad un Paese in crisi economica.
Il caso del presidente dell'Ungheria è solo l'ultimo in ordine di tempo per quel che riguarda il fenomeno delle dimissioni a seguito delle accuse di plagio. Era già accaduto la scorsa primavera al Primo Ministro della Difesa tedesco Karl-Theodor zu Guttenberg. La sua tesi risultava copiata-incollata quasi del tutto. Lo stesso è poi successo nel mese di maggio 2011 alla vice-presidente del parlamento europeo, Silvana Koch-Mehrin, che è stata costretta a rinunciare ai suoi numerosi incarichi in politica. Ma ci sono anche casi meno spinosi come quello di Chris Huhne, l Ministro dell’Ambiente britannico che ha lasciato per una multa per eccesso di velocità.
E in Italia? Casi come quello di Schmitt non ce ne sono a dire il vero, ma a ben vedere nel nostro Parlamento siedono personaggi con accuse assai più gravi. Dai casi Milanese, Papa e Penati, passando per la più recente vicenda Lusi, un "onorevole" che non si dimette dal proprio incarico nonostante abbia riconosciuto di aver rubato 20 milioni di euro dalle casse del suo partito (Margherita). E se il buon esempio stavolta viene dall'Ungheria, forse c'è bisogno di riflettere seriamente sulla moralità dei rappresentati del popolo italiano.