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Lo chef Andrea Minguzzi, papà del 14enne ucciso a Istanbul: “Ha lottato fino all’ultimo, dolore troppo grande”

Andrea Minguzzi, chef italiano e padre di Mattia, il ragazzo di 14 anni morto due giorni fa dopo essere stato accoltellato il 24 gennaio a Istanbul, ha ricordato il figlio e quanto accaduto quel giorno. “Sto vivendo un dolore troppo grande. Ora dobbiamo andare avanti, in qualche modo”, ha detto in un’intervista. Gli aggressori, due ragazzi di 15 e 16 anni, sono stati arrestati.
A cura di Eleonora Panseri
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A sinistra, lo chef italiano Andrea Minguzzi; a sinistra insieme al figlio.
A sinistra, lo chef italiano Andrea Minguzzi; a sinistra insieme al figlio.

"La sera prima avevo dato a Mattia la paghetta del mese. Aveva chiesto alla madre il permesso di uscire di buon’ora, voleva approfittare delle vacanze di fine quadrimestre per andare al mercato dell’usato di Kadıköy subito appena sveglio. Doveva comprare delle magliettine, degli accessori per lo skate. Sapeva che per trovare le occasioni migliori bisogna andare presto".

A parlare è Andrea Minguzzi, chef italiano e padre di Mattia, il ragazzo di 14 anni morto due giorni fa dopo essere stato accoltellato il 24 gennaio a Istanbul nel mercato di Kadikoy. In una lunga intervista al Corriere della Sera ha ricordato il figlio e quanto accaduto quel giorno. Gli aggressori, due ragazzi di 15 e 16 anni, sono stati arrestati.

"Verso le otto e venti del mattino ci hanno chiamato. Siamo cascati dalle nuvole. Siamo corsi in ospedale, nella parte asiatica della città, noi viviamo nella parte europea. In nessun modo avremmo potuto aspettarci una cosa del genere. Alle otto e venti del mattino, poi. Come puoi pensare che accada una cosa del genere al mattino?", ha aggiunto.

"Mi rifiuto di usare parole come ‘scontro', ‘litigio'. Mattia non è stato ucciso per ‘futili motivi', come è stato detto. Non è stata una resa dei conti", ha precisato lo chef.

"Non ho letto le carte. So solo che qui c’è un gruppo di aggressori e una parte lesa. Mio figlio non conosceva i suoi aggressori e io non so i loro nomi. Non ho visto nemmeno il video delle telecamere di sorveglianza. Fino a domenica eravamo concentrati solo sul fatto che Mattia guarisse, a dargli tutta la nostra energia, a trasmettergli il nostro amore e la nostra forza, a passargli sensazioni positive", ha spiegato ancora il padre della vittima.

Minguzzi ha descritto il figlio come un "bambino normale" e responsabile. "Amava il suo gatto Lilli, lo skate, suonava la chitarra classica acustica. – ha raccontato il padre – Negli ultimi giorni, stava imparando a usare quella elettrica. L’amore per la musica glielo aveva trasmesso la madre Yasemin, che è una violoncellista diplomata al Conservatorio di Milano. E poi amava la buona cucina e i profumi".

Una passione, quella per la cucina, cresciuta tra i fornelli dove lavora il papà: "A volte veniva da me in cucina, mi diceva ‘Papà, prepariamo questo piatto?', ‘Proviamo questo taglio di carne?'. Cucinava per me. Parlava italiano, turco e inglese. Aveva nozioni di giapponese, maltese e russo. Sapeva contare in arabo. Era il mio amore, il nostro amore".

"Mattia era nato qui, Istanbul era la sua città. – ha detto ancora Minguzzi – Quando vivevamo a Malta, ci siamo restati per circa un anno, nel 2023, per il mio lavoro da chef, non faceva altro che ripetermi: ‘Papà, quando torniamo a casa? Quando torniamo in Turchia?'. Istanbul è la nostra casa. E i turchi sono un popolo meraviglioso. Io e mia moglie ci siamo conosciuti qui, ci vivo dal 2007, l’avevamo sempre considerata una città sicura".

Lo chef ha voluto ringraziare anche i medici che hanno "fatto un lavoro straordinario" e hanno tentato fino alla fine di salvare il ragazzo: "Purtroppo quando mio figlio è arrivato era già in condizioni disperate. Sapevamo da subito che rischiava la vita. Abbiamo pregato tanto, sperato, lui per due settimane ha combattuto come un leone. Ha lottato fino all’ultimo".

E, purtroppo, non è stato possibile donare gli organi del ragazzo, nonostante i genitori volessero procedere in questo modo: "Avremmo voluto fare così, pensavamo che in questo modo nostro figlio avrebbe continuato a vivere. Ma per le ferite inferte non è stato possibile". Troppo gravi le lesioni a polmoni, reni e cuore inferte dai due aggressori.

In queste settimane Minguzzi e sua moglie, la violoncellista turca Yasemin Akincilar, sono stati travolti da un grande affetto. Ieri, durante la cerimonia di commemorazione organizzata a Istanbul per ricordare il 14enne, una folla di oltre 400 persone ha gremito la chiesa. Oltre agli amici, hanno reso omaggio a Mattia anche i rappresentanti delle istituzioni italiane in Turchia, compreso l'ambasciatore Giorgio Marrapodi e la console generale a Istanbul, Elena Clemente.

"Lui adesso è un angelo. È il nostro angelo. – ha concluso il padre di Mattia – Quello che è successo è terribile, ma io non voglio cedere all’odio, non voglio lamentarmi, non voglio parlare con il senno del poi, non voglio puntare il dito, non voglio fare proteste. Sto vivendo un dolore troppo grande. Ora dobbiamo andare avanti, in qualche modo".

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