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Lite in aula tra Donald Trump e il giudice nel processo per frode: “Questo non è un comizio”

Trump-show nel corso dell’interrogatorio svoltosi ieri a New York nel processo civile per gli asset gonfiati. Il giudice Engoron lo ha ammonito: “Questo non è un comizio politico, è un aula di tribunale”.
A cura di Ida Artiaco
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Fuoco e fiamme ci sono state ieri nell'aula del tribunale di New York tra Donald Trump e il giudice Arthur Engoron durante l'interrogatorio (non ripreso dalle telecamere) dell'ex presidente nel processo civile per gli asset gonfiati allo scopo di ottenere condizioni più vantaggiose da banche e assicurazioni. Il togato ha infatti chiesto più volte ai legali dell'ex tycoon, alzando anche la voce, di "controllare" il loro cliente, minacciando di esonerarlo dalla deposizione per il suo atteggiamento.

"Questo non è un comizio politico, è un aula di tribunale", ha ammonito. Poco prima Trump aveva attaccato Engoron affermando di essere "certo che sentenzierà contro di me perché ha sempre sentenziato contro di me", trasformando l'udienza in uno show.

Il giudice dal canto suo ha più volte ammonito l'ex inquilino della Casa Bianca: "Signor Trump, per favore risponda semplicemente alle domande. Può attaccarmi, può fare quello che vuole, ma risponda alle domande". L'ex presidente si è infuriato sempre di più per le domande dell'accusa sulla sopravvalutazione del suo patrimonio immobiliare. Ogni risposta è stata un'occasione per attaccare l'inchiesta, la procuratrice generale Letitia James e il giudice Engoron.

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"Il vostro caso era che non avevo soldi", ha detto Trump. "Mi avete fatto causa sostenendo che Trump non aveva soldi e ha scritto cose false e ha frodato le banche. E questo anche se le banche sono state ripagate per intero, non c'è stato alcun danno, niente, tutti hanno ricevuto i loro soldi per intero, non c'è stata alcuna vittima", ha aggiunto. "Le banche non sanno nemmeno cosa ci stanno a fare in questo processo".

Il tycoon aveva surriscaldato l'atmosfera con alcuni attacchi già prima dell'udienza, sul suo social Truth e poi parlando ai reporter davanti al tribunale, evocando una persecuzione politica istigata dal suo rivale Joe Biden e la solita "caccia alle streghe".

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Questo è solo uno dei quattro processi in cui è coinvolto Trump, che non ha abbandonato l'idea di ripresentarsi alle elezioni presidenziali del 2024 tra le fila dei Repubblicani. Anzi, nonostante i suoi guai con la giustizia gli ultimi sondaggi lo danno in vantaggio sul presidente in carica Joe Biden in ben cinque stati in bilico. Il rischio ora per lui è di una ammenda sino a 250 milioni di dollari, la perdita di controllo su parte dell'impero e la compromissione di quel brand su cui il tycoon ha costruito la sua fortuna economica e politica.

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