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L’Iran impicca due uomini per aver pubblicato contenuti contro l’islam sui social

L’Iran è uno dei Paesi con il maggior numero di giustiziati al mondo, secondo solo alla Cina, e con dati in crescita ulteriore negli ultimi anni, di pari passo con le proteste di piazza. Nel 2022 almeno 582 persone sono state giustiziate.
A cura di Antonio Palma
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Due uomini sono stati impiccati oggi in Iran perché accusati di aver profanato il Corano e insultato il profeta Maometto. A darne notizia è stata la stessa magistratura della Repubblica islamica. I due condannati a morte sono Sadrollah Fazeli Zarei e Youssef Mehrdad che sono stati impiccati questa mattina, lunedì 8 maggio, dopo essere stati precedentemente condannati per "aver insultato il Profeta Maometto e aver bruciato il Corano", come ha riferito il sito web della magistratura locale Mizan Online.

I due erano stati condannati per blasfemia nel 2021. Secondo le autorità di Teheran, già all’epoca uno degli imputati avrebbe confessato di aver pubblicato contenuti su un suo account sui social media nel marzo di due anni fa, ammettendo i reati commessi. Una confessione che, secondo i gruppi per i diritti umani, in realtà potrebbe essere stata estorta con la forza dalla polizia in carcere dopo l’arresto, come spesso accaduto nel Paese.

Del resto l’Iran è uno dei Paesi con il maggior numero di giustiziati al mondo, secondo solo alla Cina, e con dati in crescita ulteriore negli ultimi anni, di pari passo con le proteste di piazza e l’aumento dei dissidenti interni. Secondo i dati dei gruppi per i diritti tra cui Amnesty International, relativi allo scorso anno, in Iran l’autorità hanno impiccato il 75% di persone in più rispetto all'anno precedente,

Secondo un report congiunto dei gruppi umanitari Norvegia Iran Human Rights (IHR) e Together Against the Death Penalty, nel 2022 almeno 582 persone sono state giustiziate in Iran, il numero più alto di esecuzioni nel Paese dal 2015 e ben al di sopra delle 333 registrate nel 2021.

Le ultime impiccagioni prima di quella odierna risale ad appena sabato scorso quando è stato ucciso un dissidente svedese-iraniano accusato di aver fatto parte di un gruppo separatista arabo accusato di attacchi alla polizia. Teheran assicura che tutti i condannati sono passati attraverso un adeguato processo giudiziario. Affermazioni che  tute le associazioni per i diritti umani contestano

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