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L’Iran ha emesso un mandato di cattura internazionale su Donald Trump per la morte di Soleimani

L’Iran ha richiesto all’Interpol di emettere una ‘red notice’, allerta rossa, per un mandato di arresto internazionale nei confronti del presidente uscente degli Stati Uniti, Donald Trump, in merito all’uccisione, avvenuta un anno fa, del generale Qasseim Soleimani, capo delle Forze al Qods dei Guardiani della rivoluzione.
A cura di Davide Falcioni
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Il governo iraniano ha richiesto all'Interpol di emettere una ‘red notice', allerta rossa, per un mandato di arresto internazionale nei confronti del presidente uscente degli Stati Uniti, Donald Trump, in merito all'uccisione, avvenuta il 3 gennaio 2020 in seguito a un raid aereo a Baghdad, del generale Qasseim Soleimani, capo delle Forze al Qods dei Guardiani della rivoluzione. Ad annunciarlo è stato il portavoce della magistratura iraniana, Gholamhossein Esmaili, precisando che la richiesta per il mandato di arresto riguarda sia l'inquilino della Casa Bianca che altri 47 funzionari americani che avrebbe avuto un ruolo nell'assassinio di Soleimani. "La Repubblica islamica dell'Iran sta seguendo molto seriamente l'impegno a perseguire e punire coloro che hanno ordinato ed eseguito questo crimine", ha detto Esmaili.

A un anno di distanza dall'omicidio del generale Teheran ha ribadito i propositi di vendetta. I suoi killer "non saranno al sicuro sulla Terra", ha assicurato il capo dell'autorità giudiziaria della Repubblica islamica, Ebrahim Raisi, spiegando che neanche il presidente Usa, Donald Trump, che ordinò l'attacco con un drone, è "immune dalla giustizia". "Affronteranno una dura vendetta, quello che è successo finora è stato solo un assaggio", ha assicurato Raisi, "non pensate che qualcuno, come il presidente americano che ha ordinato un omicidio, possa essere immune dalla giustizia. Mai". "Coloro che hanno avuto un ruolo in questo assassinio e crimine non saranno al sicuro sulla Terra".

Un anno fa l'omicidio di Qassem Soleimani

Il 3 gennaio dello scorso anno, due giorni dopo l'assalto all'ambasciata statunitense in Iraq, Donald Trump ordinò un raid aereo vicino all'aeroporto di Baghdad: l'attacco venne compiuto con l'ausilio di droni e causò la morte Qassem Soleimani, il potente generale iraniano capo delle milizie al-Quds dei Guardiani della Rivoluzione, la forza d'élite dell'esercito della Repubblica islamica, incaricata di compiere le operazioni all'estero. Venne ucciso anche iI ‘numero 2' di Hashed – rete di milizie sciite – Abu Mahdi al-Muhandis.

Soleimani era uno degli uomini più influenti in Medio Oriente: generale, stratega con ambizioni politiche, è spesso apparso al fianco della Guida Suprema, l'ayatollah Ali Khamenei, ma si è sempre mosso nell'ombra, arcinemico di Usa e Israele. È considerato la mente di gran parte delle attività iraniane in Medio Oriente, dalla guerra in Siria agli attacchi su Israele.

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