L’inviato di Trump propone di “dividere l’Ucraina come Berlino dopo la Seconda Guerra Mondiale”

L’Ucraina potrebbe essere divisa in aree di influenza, "quasi come Berlino dopo la Seconda Guerra Mondiale": è la proposta – o l’ipotesi – avanzata dal generale Keith Kellogg, ex consigliere per la sicurezza nazionale e inviato speciale di Donald Trump, in un’intervista al Times che ovviamente sta facendo molto discutere.
Secondo Kellogg, una soluzione al conflitto in corso da oltre tre anni potrebbe passare attraverso un cessate il fuoco garantito da forze internazionali. L’idea prevede una "forza di rassicurazione" composta da truppe britanniche e francesi a ovest del fiume Dnipro – il grande spartiacque geografico che attraversa l’Ucraina da nord a sud – mentre l’esercito russo manterrebbe il controllo delle aree orientali attualmente occupate.
Tra le due aree, ha suggerito Kellogg, si potrebbe istituire una zona smilitarizzata, sorvegliata e stabilita lungo le attuali linee di controllo. Il generale, 80 anni, ha sottolineato che la presenza anglo-francese "non sarebbe affatto provocatoria" verso Mosca, sostenendo che "l’Ucraina è abbastanza grande da ospitare più eserciti, se il loro scopo è far rispettare un cessate il fuoco".

Il parallelo con la Berlino divisa del dopoguerra – con settori statunitensi, britannici, francesi e sovietici – ha sollevato forti reazioni, poiché implicherebbe un riconoscimento di fatto delle conquiste territoriali russe. Lo stesso Times sottolinea come il piano lasci intendere una possibile accettazione statunitense dello status quo nei territori occupati.
A rafforzare questa impressione sono arrivate anche le parole di Steve Witkoff, altro consigliere vicino a Trump, che ha dichiarato – secondo la Reuters – che "il modo più rapido" per giungere alla pace sarebbe riconoscere il controllo russo sulle quattro regioni orientali annesse de facto da Mosca nel 2022.
Di fronte alla crescente ondata di critiche, lo stesso Kellogg ha però fatto marcia indietro: "L’articolo del Times travisa le mie parole", ha scritto in una nota. "Parlavo di una forza di resilienza post-cessate il fuoco a sostegno della sovranità ucraina. Non intendevo proporre una spartizione del Paese, ma una divisione operativa delle zone di responsabilità di una forza alleata. Nessun coinvolgimento diretto degli Stati Uniti con truppe sul terreno".