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Opinioni

L’inferno quotidiano delle ragazzine del Ghana: di giorno sfruttate, di notte molestate

Mawufemor e Rebecca sono scampate agli abusi e al lavoro minorile grazie all’opera dei salesiani del Don Bosco. In Ghana, le famiglie nei villaggi più poveri e isolati scelgono di affidare i loro figli a persone che promettono di occuparsene. Da quel momento in poi, tante bambine spariscono nel nulla. Violenze e abusi avvolti nel silenzio perché le donne e ragazze non denunciano per timore alle conseguenze.
A cura di Mirko Bellis
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Una bambina vende frutta in un mercato nel nord del Ghana. Secondo l'Onu, il 25% dei ghanesi vive sotto la soglia di povertà (Gettyimages)
Una bambina vende frutta in un mercato nel nord del Ghana. Secondo l'Onu, il 25% dei ghanesi vive sotto la soglia di povertà (Gettyimages)

Mawufemor ha appena 14 anni ma ha già vissuto una lunga serie di esperienze traumatiche. Dopo la separazione dei genitori, il padre la porta con sé in un villaggio vicino al lago Volta, nel cuore del Ghana, dove entrambi sopravvivono grazie alla pesca. La bambina è costretta ad abbandonare la scuola e, quando il padre muore, viene mandata a vivere da un altro pescatore che diventa il suo patrigno. “Mi svegliavo all'alba e mi coricavo a tarda notte – ricorda – facevo i lavori domestici e continuavo a vendere pesce. Indossavo abiti logori e spesso andavo a dormire senza cena. Quando il mio ‘padre adottivoʼ andava a pescare, mi lasciava per giorni da sola in casa senza cibo. Mi sgridava e insultava continuamente. La sera mi molestava. Sono stati momenti spaventosi. Ero terrorizzata e non ho mai parlato a nessuno degli abusi”.

“I miei genitori mi hanno lasciata quando ero molto piccola”, afferma Rebecca, una ragazza ghanese di 15 anni. “Ho iniziato a pescare all'età di undici anni svegliandomi all'alba per andare al lago con i miei sette zii. Non avevo giorni di riposo perché se non ero sul lago, lavoravo nella nostra fattoria. Non avevo mai messo piede in una scuola e quando accennavo alla possibilità di studiare, l'unica risposta che ottenevo è che non c’erano soldi. Ci sono stati giorni in cui non avevamo nulla da mangiare. Un medico mi ha detto che i miei dolori di stomaco erano il risultato di una continua privazione di cibo”.

Una giovane venditrice di pesce nella regione del Lago Volta (Gettyimages)
Una giovane venditrice di pesce nella regione del Lago Volta (Gettyimages)

Le due adolescenti sono state accolte dal centro dei salesiani del Don Bosco ad Ashiaman, città vicina alla capitale Accra. Mawufemor era molto traumatizzata ed in evidente stato di malnutrizione. Rebecca, invece, è arrivata dopo una campagna di sensibilizzazione sul lavoro minorile e la tratta di esseri umani a Mafi- Atitekpo e nei villaggi vicini. Gli ultimi dati diffusi dalle Nazioni Unite, relativi all'Indice di sviluppo umano, mostrano come il 25% dei ghanesi viva ancora sotto la soglia di povertà. Quasi la metà dei lavoratori guadagna poco più di 3 dollari al giorno. E in Ghana, come in molti Paesi africani, il traffico di bambini è una realtà diffusa. Le famiglie nei villaggi più poveri e isolati, i più colpiti da fenomeni come la desertificazione e i cambiamenti climatici, dove l’economia di sussistenza non basta più, scelgono di affidare i loro figli a persone che promettono di occuparsene. Da quel momento in poi, molti bambini spariscono nel nulla. Alcuni, i più fortunati, finiscono nelle maglie del child labour, il lavoro minorile. I minori col destino peggiore sono le ragazzine. Documenti falsi alla mano, grazie all'aiuto di agenzie conniventi con gruppi criminali organizzati, partono alla volta dei Paesi del Golfo dove vengono sfruttate in lavori umili, molto spesso subendo abusi sessuali.

Il Ghana non è esente dal problema globale della violenza domestica e sessuale contro le donne. Secondo un rapporto sulla salute pubblica, oltre un terzo delle donne ghanesi ha subito qualche genere di maltrattamento da parte del loro partner. Nelle scuole del Paese africano, gli studi hanno rilevato che il 14% delle ragazze sono vittime di abusi sessuali e il 52% ha subito violenze di genere. Abusi che, nella maggior parte dei casi, rimango avvolti in una cultura del silenzio poiché le donne tendono a non denunciare per timore alle conseguenze. Stella Owusu Boatemaa, vice Presidente della Dci (Defence for Children International) in Ghana ha evidenziato i gravi effetti delle violenze sulle vittime: gravidanze forzate e indesiderate, aborti non sicuri, malattie sessualmente trasmissibili, tra cui l'Hiv, e persino la morte.“La violenza contro donne e ragazze è allo stesso tempo la causa e la conseguenza della disuguaglianza di genere che impedisce l’emancipazione femminile in molti Paesi al mondo”, fa notare Selim Jahan, del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (Undp).

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“Mi sono subito sentita amata e accolta”, afferma oggi Mawufemor. “Gli incontri a cui ho partecipato mi hanno aiutata a riconquistare la mia autostima. Oggi posso dire che sono felice e credo nel futuro”. “Il mio messaggio a tutti i genitori è che ogni bambino ha diritti che devono essere rispettati”, è l’appello di Rebecca. “Dovrebbero essere responsabili nel prendersi cura dei propri figli. Spero che si continui a sensibilizzare la comunità sulla schiavitù infantile e si continuino a salvare altri bambini che sono ancora schiavi”.

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