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L’inferno dell’isola di Nauru, dove anche i bimbi di 9 anni pensano al suicidio

Medici senza frontiere è costretta ad interrompere le attività di supporto psicologico ai richiedenti asilo rinchiusi da cinque anni nell’isola di Nauru, sul Pacifico. Il governo ha dato 24 ore allo staff dell’Ong per abbandonare l’isola. Negli ultimi mesi, almeno 78 rifugiati hanno tentato il suicidio o hanno commesso atti di autolesionismo. “Bimbi di 9 anni hanno detto che preferiscono morire piuttosto di vivere senza speranza a Nauru”, denuncia l’organizzazione umanitaria.
A cura di Mirko Bellis
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Due bimbi nel centro di detenzione per richiedenti asilo sull'isola di Nauru (Refugee Action Coalition)
Due bimbi nel centro di detenzione per richiedenti asilo sull'isola di Nauru (Refugee Action Coalition)

Medici senza frontiere dovrà abbandonare l’isola di Nauru entro 24 ore. Lo ha deciso il governo della minuscola repubblica sul Pacifico che ha imposto all'organizzazione umanitaria di interrompere tutte le attività di aiuto ai richiedenti asilo. “Condanniamo fortemente l'improvvisa decisione del governo di Nauru di far cessare i servizi di assistenza psicologica”, si legge in una nota di Msf. “Le condizioni psicologiche dei rifugiati sull'isola sono ʽal di là della disperazioneʼ e per questo chiediamo la loro immediata evacuazione e la fine della politica australiana di detenzione extraterritoriale”.

Come a Moria sull'isola di Lesbo, anche nei centri di detenzione di Nauru i richiedenti asilo sono esasperati: negli ultimi mesi, sono almeno 78 i casi di tentato suicidio o autolesionismo. “La salute mentale dei rifugiati trattenuti a tempo indeterminato è critica”, afferma Beth O’Connor, psichiatra di Msf. “I pazienti rifugiati vivono in un circolo vizioso di profonda disperazione, e molti hanno perso la voglia di vivere. Negli ultimi 11 mesi – sottolinea la psichiatra – ho visto un allarmante numero di tentativi di suicidio ed episodi di autolesionismo tra le donne, gli uomini e i bambini rifugiati e richiedenti asilo che curiamo”. Bambini di nove anni hanno detto alle équipe di Msf che preferirebbero morire piuttosto che vivere senza speranza a Nauru. “Particolarmente scioccante è la condizione di tanti bambini che soffrono della sindrome da astinenza traumatica, in cui la loro condizione peggiora al punto che sono incapaci di mangiare, bere o muoversi”.

Il centro di detenzione per migranti di Nauru (Medici senza frontiere)
Il centro di detenzione per migranti di Nauru (Medici senza frontiere)

Tra i pazienti più gravemente malati ci sono quelli separati dalle loro famiglie come risultato della politica migratoria australiana. “Quasi tutti i 900 richiedenti asilo e rifugiati a Nauru, inclusi 115 bambini, sono stati sull'isola per più di cinque anni, senza un processo o la prospettiva di essere ricollocati”,  criticano gli operatori umanitari. “Cinque anni sono molti, troppi, non importa quale fascia di età essi tocchino. Molti dei giovani presenti sull'isola, arrivati adolescenti, si sono trovati in una condizione di stallo. Non possono studiare e anche le possibilità di lavoro sono estremamente limitate. In una parola: non c'è futuro, né c'è certezza sul se, quando e dove questo futuro possa riprendere da dove è stato interrotto”, dichiara Sara Giorgi, psicologa di Msf che ha lavorato a Nauru.

“Molti dei rifugiati a Nauru hanno subito traumi nei loro paesi di origine o durante il viaggio – denuncia l'Ong – e la politica del governo del governo australiano di detenzione indefinita ha distrutto ogni speranza di condurre delle vite sicure e significative”. “I nostri pazienti – continua O’Connor – spesso descrivono la loro situazione come peggiore di quella di una prigione dove almeno sai quando potrai uscire”. L'Australia mantiene una rigida politica in tema di accoglienza. I richiedenti asilo che cercano di arrivare in barca sulle sue coste vengono intercettati e inviati nei centri offshore di Nauru e Manus, un'altra isola del Pacifico. L'Australia si rifiuta di accettare i migranti irregolari nel suo territorio e preferisce pagare ingenti somme di denaro a questi due piccoli Stati per mantenerli lontani. Le condizioni di vita dei profughi nei due centri hanno attirato da tempo le critiche delle organizzazioni umanitarie e delle Nazioni Unite.“Temo che il ritiro dell’assistenza psichiatrica e psicologica da Nauru costerà vite umane”, è l'allarme lanciato da O’Connor.

“Quello australiano è un modello inumano che non dovrebbe mai essere preso come esempio a cui guardare”, è il monito di Claudia Lodesani, presidente di Msf Italia. “Non sono gli psichiatri e gli psicologi di Medici senza frontiere che dovrebbero lasciare Nauru, sono le centinaia di richiedenti asilo e rifugiati che l’Australia ha trattenuto sull'isola per gli scorsi cinque anni che dovrebbero lasciarla”, conclude la nota dell’organizzazione umanitaria. Per chiedere al governo di Canberra di evacuare tutti i bambini e le loro famiglie dall'isola di Nauru, è stata lanciata la campagna #KidsOffNauru. Oltre 122mila australiani hanno già firmato la petizione con la speranza che entro il 20 novembre – la giornata mondiale dei diritti dell'infanzia – nessun bimbo sia più richiuso in questa remota isola del Pacifico.

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